La maschera della famiglia nel film “Carnage” (VIDEO)

CarnageQuando ci confrontiamo con altri genitori sull’educazione e la crescita dei nostri figli, ci ritroviamo all’improvviso in una gara per stabilire quale sia la coppia migliore. Quasi dovessi confermare agli altri e a noi stessi di essere in grado di crescere un figlio, difendiamo le nostre scelte e sopratutto gli atteggiamenti dei nostri figli, per non apparire e sopratutto sentirci inferiori e inadeguati. Delle conversazioni tranquille e pacate, quindi, diventano delle lotte verbali sanguinarie e violente, in cui l’umiltà e l’apertura scompaiono per lasciare spazio a un vero e proprio massacro, Carnage appunto.

Due bambini di 11 anni fanno a pugni nel parco cittadino o più precisamente, uno picchia l’altro. I genitori della vittima, Penelope e Michael, decidono quindi di invitare a casa i genitori del bullo, Nancy e Alan, per chiarire la faccenda in maniera adulta e civile. Penelope è una donna liberale che sta scrivendo un libro sul Darfur mentre Michael è un grossista di arredi da bagno. Nancy fa la consulente finanziaria e Alan è un avvocato di successo. La conversazione tra i quattro genitori, però, non procede come programmato e presto l’educazione e i toni moderati lasciano spazio a urla e recriminazioni, facendo rapidamente allontanare la possibilità di una conciliazione amichevole.

Roman Polasky parla dei valori borghesi e della finzione che li contraddistingue in Carnage, sostenuto dalla grande interpretazione di quattro importanti attori: Christoph Walz, Jodie Foster, John C. Reilly e Kate Winslet riescono a portare sullo schermo queste diverse tipologie di genitori in modo chiaro e diretto. Le relazioni sono in primo piano e il regista riesce a raccontare perfettamente le regressione allo stato infantile di una conversazione che doveva essere da adulti, illustrando la distruzione non solamente delle politiche sociali, culturalmente accettate da tutti, ma anche dei due matrimoni. Una dinamica che in qualche modo abbiamo visto anche nel film I nostri ragazzi ma che qui acquista dei toni differenti. Mentre nell’opera italiana la distruzione del nucleo familiare scaturisce da un fatto atroce compiuto dai figli, giustificando in qualche modo la profonda autoriflessione genitoriale, qui il motivo è molto più futile, una semplice lite tra bambini, comune e quotidiana, riesce a demolire l’apparenza politically correct delle due famiglie, mostrandone l’assoluta fragilità.

Potrebbe sembrare molto semplice dire che il film ci insegna a guardare obiettivamente alle azioni dei nostri figli. Essere bulli è una brutta cosa e dobbiamo insegnarlo ai nostri figli, su questo non si discute. Indubbiamente è il significato depositato sulla superficie ma, proprio come la lite è solo l’innesco di una reazione molto più profonda, possiamo e dobbiamo andare molto più a fondo. Perché i quattro genitori, oltre a un problema di educazione dei figli, ne hanno uno ancora peggiore: il desiderio di essere apprezzati. Nessuno dei personaggi è realmente autentico, nessuno si mostra per ciò che è. Tutti sono falsi ma il loro lato peggiore esploderà nel corso del film. Carnage, quindi, ci consiglia di riacquistare una nostra autenticità, gettando il copione preimpostato che recitiamo quando siamo in pubblico. Questo atteggiamento sarà di grande insegnamento per i nostri figli ma ci permetterà anche di ammettere i nostri difetti e di poter lavorare per migliorarli. Solamente così potremmo essere degli autentici genitori migliori e non solamente degli attori che recitano una parte quando c’è un pubblico.

Guastatevi un assaggio di Carnage nel trailer e buona visione.

Voi unigenitori come vi definite? Come vi comportate in pubblico e nel privato? Raccontatecelo.

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