Perché alla fine ho amato le mie notti insonni con mia figlia neonata

Vittoria ha ormai due anni e sebbene si svegli ancora qualche volta non è niente di paragonabile rispetto a quando è nata. Bisogna dire che non ha mai dormito una notte intera; noi che con Paola eravamo abituati a dormire praticamente tutta la notte, con la nostra secondogenita abbiamo dovuto rivedere il concetto di riposo. Ricordo che una volta si è svegliata alle 3 e fino alle 7 non ha più dormito. A quel punto era ora di alzarsi e ci siamo attivati nella modalità “zombie”.

Sono stati dei momenti molto duri: la stanchezza può essere davvero invalidante a volte. Mi sentivo ubriaca, come se avessi ingollato litri di vino perché mi pareva di essere intontita, e in più avevamo un’altra bambina di 2 anni e mezzo di cui prenderci cura. Senza nonni non nego che spesso mi sono fatta prendere dal panico: tutti si preoccupavano per la bambina e nessuno di noi. Vorrei vedere in quanti sarebbero contenti di non dormire per giorni.

Le notti insonni in fondo non sono così male 

Eppure se mi riguardo indietro le notti insonni non sono state così male. Certo, probabilmente lo dico con la consapevolezza di esserne quasi uscita, ma ho dei ricordi molto teneri di quei momenti. Per esempio avevo creato una compilation con le canzoni da ascoltare insieme a Vittoria sperando che si addormentasse. Oppure ricordo di interi film visti sul divano mentre lei era di fianco a me. Allora l’immagine non mi sembrava così poetica, ma ripensandoci ora era un momento solo nostro.

Nel buio della sala riflettevo su quanto in realtà fossi fiera di me. Una notte – saranno state le 3.15 – stavo per mollare la presa. Ero esaurita. Mi ricordo che per ingannare il tempo scrivevo dei messaggi su Whatsapp ad una mia amica che si trovava negli Stati Uniti, perché la piccola non voleva saperne di chiudere gli occhi. So che avevo raggiunto il limite, ma è successa una cosa importante: sono riuscita a respirare e a rilassarmi e Vittoria probabilmente l’ha capito e ha finalmente deciso di dormire. Lì ho capito di essere cambiata: di essere forse più simile ad una mamma che non ad un essere senza pazienza.

Ho lavorato, ho scritto articoli aspettando che Vittoria prendesse sonno. Io e lei sempre insieme ed è questa un’altra cosa di cui vado orgogliosa: ho combattuto la depressione post partum e ho sfruttato l’esperienza per essere più forte. Sapevo che avrei potuto farcela. E infatti ho vinto.

E voi unimamme? Che ricordi avete delle vostre notti in bianco?

Intanto vi lasciamo con il post che parla del perché i bambini si svegliano durante la notte. 

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