“Quanti Gesù Bambini”: le nascite inattese di Natale in un luogo speciale -FOTO

Care unimamme, torniamo a parlarvi di bambini a noi lontani (fisicamente) ma non per questo meno importanti.

Si tratta dei bambini che nascono grazie al medico nonché fratel Giuseppe Gaido e alle persone dell’ospedale di Chaaria di cui più volte vi abbiamo parlato. L’ultima volta raccontandovi di un evento eccezionale: la nascita inattesa di tre gemelli avvenuta con parto naturale.

Fratel Beppe, che quasi quotidianamente aggiorna la pagina facebook dell’ospedale, condividendo storie di vita quotidiana, difficili anche solo da immaginare, a volte ci regala dei momenti preziosi. E questo di cui vi parliamo oggi è uno di quelli.

I Gesù Bambino di Chaaria: la storia di Natale da diffondere per aiutare chi soffre e chi è povero

Il giorno di Natale Fratel Beppe ha condiviso delle foto bellissime sulla pagina Facebook che ha descritto come segue:

gesù bambino di chariia

QUANTI GESÙ BAMBINI

Il 24 dicembre in maternità è stata una giornata davvero campale. Le partorienti arrivavano a raffica, o, meglio, come una marea montante.

Più ne visitavi e più ne arrivavano.

E’ stata una corsa continua tra parti e cesarei, che sono iniziati alle 2.30 del mattino del 24 e sono continuati fino alle 24 dello stesso giorno.

Sono nate soprattutto femminucce, ma a mezzanotte in punto del 24 dicembre, proprio mentre la campana della parrocchia suonava a festa in corrispondenza del “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”, una giovane donna ha partorito un bel maschietto senza alcun problema.

Grande eccitazione in sala parto, nonostante la stanchezza estrema di questi giorni: “ecco il nostro Gesù Bambino di Chaaria!

Dopo mezzanotte la maternità è rimasta rovente, e, alle 7 del mattino, i Gesù Bambini erano già diventati 10.

Anche oggi che è Natale, l’ondata di arrivi in maternità non accenna a diminuire.

I parti sono tantissimi anche oggi, ed il mistero della Natività si ripete continuamente tra le nostre mani.

A tutte le donne che hanno partorito oggi regaleremo un completino per il neonato, come dono di Natale…è ormai una tradizione per Chaaria, ma quest’anno di completini ne dobbiamo regalare proprio tanti!

A volte queste donne mi fanno davvero pena: sono quasi tutte giovanissime; ti inseguono dovunque perché hanno tanto male e non ce la fanno più. Ti implorano di avere un cesareo per il semplice fatto che hanno troppo dolore: “tiralo fuori, o moriremo tutti e due!”
Ovviamente hanno solo bisogno di coccole e poi pian piano partoriscono naturalmente.

A volte chiedono un letto su cui sdraiarsi, ma non ce l’abbiamo proprio, ed allora chiediamo loro o di condividere il giaciglio con un’altra mamma, o di scegliere uno dei materassi che abbiamo disposto fuori sul marciapiede della veranda che circonda la maternità…in questo periodo non ci sono alternative.

Nonostante la stanchezza, la maternità rimane un settore bellissimo, in cui mi piace stare ed in cui lavoro molto bene. E’ un inno continuo alla vita, ed oggi è un richiamo fortissimo al Natale di Gesù.

#FrBeppeGaido”

Come avete letto, unimamme, si tratta di bellissime notizie, perché tanti bambini sono nati senza problemi, ma al contempo la situazione a Chaaria è davvero ai limiti. Non ci sono posti letto, la domanda è davvero alta e non si è di certo arrestata durante questo periodo.

Solo qualche giorno prima, il 20 dicembre, Fratel Beppe aveva descritto e spiegato perché la situazione sia così gravosa:

maternità congestionata

ABBIAMO RASCHIATO IL FONDO

Ieri sera ultimo cesareo alle 21.
Uscito di sala mi avvio in maternità per vedere come sta il neonato che pareva un po’ flaccido alla nascita.
Nella culla termica non trovo un bimbo, ma tre, e l’infermiera ne sta facendo nascere un altro.
“Stringili ancora, perchè ne arriva un altro adesso…non preoccuparti, ho già messo il nome sui braccialetti ed i bimbi sono identificabili. Non li scambieremo!”

I lettini da parto sono tutti occupati da donne in secondo stadio di travaglio, ed una donna sta partorendo sulla barella dell’ambulatorio, al momento stazionata in sala parto per concederci di aiutare più persone in contemporanea.

Quando abbiamo costruito la nuova maternità, tre lettini in sala parto ci parevano anche troppi…ed invece non bastano!

Inutile chiedere all’infermiera notizie particolareggiate delle mamme ricoverate: sono troppe ed è impossibile seguirle adeguatamente, soprattutto di notte quando il personale è ridotto ancora di più.

Ho chiesto a Susan di indicarmi le tre pazienti a cui avrei dovuto inserire il cytotec per induzione di travaglio…lei non si ricordava nè il loro nome nè dove fossero.
Non la biasimo perchè è una situazione insostenibile…inoltre lei è costantemente impegnata con un parto dietro l’altro!

Giriamo per camere e corridoi dove sono sparsi materassini sul pavimento per poter far riposare le nostre pazienti, e finalmente le identifichiamo: c‘è una congestione umana intollerabile.

Due o tre mamme per letto; per quelle donne, pure alzarsi e seguirmi in sala visita è uno slalom impegnativo tra pazienti che dormono per terra.

Che fatica in questa situazione anche una cosa così routinaria come l’induzione del parto!

Susan timidamente e senza vena polemica mi dice sconsolata che le donne continuano ad arrivare a frotte e non ci sono letti.

Io mi stringo nelle spalle e non so cosa dire: abbiamo finito anche i materassini volanti ed ora stendiamo solo delle coperte sul pavimento a mo’ di giaciglio. Non abbiamo più camicie da notte ed ora diamo alle donne delle vecchie divise di scuola infermieri che avevamo ricevuto dall’Italia

E’ finito lo spazio anche nei corridoi, ed ora le donne dormono sulla veranda all’esterno della maternità.

Sto per andare a letto quando vedo arrivare altre due partorienti; parlano tra di loro e quasi non mi notano: stanno dicendo l’un l’altra che, dopo aver aspettato tre ore per essere ricoverate in una struttura governativa, si sono sentite dire che la maternità era chiusa…non dovrebbe essere così, in quanto in sciopero ora ci sono solo i medici!

Gli infermieri dovrebbero essere al lavoro e dovrebbero accogliere i casi di maternità non complicata, ma, a quanto pare, non è proprio così, e questo spiega la congestione insostenibile che continua a stremarci ogni giorno a Chaaria. Da una parte capisco anche quegli infermieri, perché, se poi la donna complica, non hanno dottori in ospedale per il cesareo.

Fatto sta che a Chaaria non abbiamo più spazio e stiamo lavorando con l’acceleratore a tavoletta ormai da settimane.

Siamo ovviamente molto stanchi, ma anche contenti di essere una porta spalancata per coloro che non saprebbero dove richiedere l’aiuto di cui tanto necessitano.

#FrBeppeGaido”

Chaaria Mission Hospital è davvero un posto unico e necessario, per chi soffre e per chi è povero. E in quanto tale va supportato.

Solo per meglio inquadrarlo, Chaaria è un piccolo villaggio situato a circa 400 km da Nairobi. Si trova in pieno deserto di Gatimbi. All’interno del villaggio si trova il Cottolengo Center, un centro che offre un servizio di ospedale, di ricovero di disabili “buoni figli” e di accoglienza di alcuni orfani per i primi mesi di vita.

Ecco qui di seguito alcuni modi per sostenere l’incredibile opera che Fratel Beppe e tutte le persone che collaborano con lui fanno:

  • vi ricordiamo i 2 libri, bellissimi, in cui Chaaria viene raccontata: “Polvere rossa” e “Ad un passo dal cuore“, entrambi acquitabili online su “www.libreriadelsanto.it” ma anche in libreria e i cui proventi vengono interamente devoluti a Chaaria Mission Hospital
  • inoltre vi è un blog dove è possibile prendere maggiori informazioni e se volete fare una donazione.

E voi unimamme, che ne pensate di questa realtà? Potendolo fare, aiutereste queste persone ad aiutare?

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