“Sembrava una bambola” racconta il volontario che ha recuperato questo bambino

neonato migrante mortoCare unimamme, ci sono foto che non vorremmo mai vedere, ma che purtroppo sono necessarie. Non tanto a noi personalmente, quanto a governi, istituzioni e media.

Un bambino migrante viene “cullato” da chi l’ha recuperato

Purtroppo la crisi che sta riguardando milioni di persone continua a non ricevere le risposte adeguate dall’Europa, e dal mondo in generale, e quindi continuano ad arrivare disperati sulle coste italiane, e non solo, e a trovare non la salvezza ma la morte.

Una foto sta facendo discutere, la foto di un bambino “cullato”, ma che non dorme: è un bambino morto.

Questa foto è stata diffusa da un ong tedesca che si occupa di effettuare salvataggi in mare, Sea Watch, e l’uomo che tiene in braccio il bambino si chiama Martin, è papà di 3 figli, ed è un volontario.

Il bambino, di cui non si sa ancora il sesso, è stato ritrovato nell’ultimo naufragio di un barcone che dalla Libia cercava di giungere a Lampedusa. Non si sa se i genitori siano ancora vivi. I morti sono stati in totale 45, tra cui anche questo piccolo. I sopravvissuti 135.

La ong ha deciso di pubblicare la foto, consegnandola alla Reuters, per convincere i governi ad aprire un canale umanitario. E dicono: “Se non vogliamo vedere queste immagini dobbiamo fare in modo che non vengano prodotte“.

Secondo i dati dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), da gennaio i morti nel Mar Mediterraneo sono stati più di 2500. Solo la scorsa settimana le vittime dei vari naufragi dei barconi sono state circa 700 quelle accertate, ma dai colloqui con i sopravvissuti, arrivano fino a 880. Il 2016 è “un anno mortale” secondo William Splinder, portavoce dell’Unhcr.

Martin, il volontario che ha raccolto dall’acqua il corpo esanime del bimbo, racconta a Reuters: “Sembrava una bambola, sotto il pelo dell’acqua, con le braccia distese. Ho afferrato l’avambraccio del bimbo e ho preso tra le braccia il corpo leggero per proteggerlo, come se fosse ancora vivo. Non aveva addosso altro che un pannolino. Aveva le braccia aperte con le dita minuscole all’aria, il sole illuminava i suoi occhi chiari, amichevoli ma fissi. Ho cominciato a cantare per darmi coraggio e per esprimere in un certo modo il significato di questo momento incomprensibile. Sei ore fa questo bimbo era ancora vivo“.

Anche se fa male guardare questa foto, tanto male, lo dobbiamo fare, lo dobbiamo a loro, ai bambini. Affinché la loro morte abbia un senso.

E voi unimamme, credete che quest’immagine possa riuscire a cambiare qualcosa? A toccare il cuore dell’Europa e chi la governa?

In realtà con Aylan, il bambino trovato su una spiaggia greca, era già successo e sembrava che qualcosa si stesse muovendo, ma poi il tempo è passato e forse le persone hanno dimenticato. Ecco questa foto è per non dimenticare!

Vi lasciamo a un video dell’ong Sea Watch, che da anni sta impegnandosi per salvare i profughi in mare.

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