“Chiederò sempre se tuo figlio è vaccinato”: una lettera da mamma a mamma

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Unimamme, oggi vogliamo raccontarvi la storia di un bambino e della sua famiglia per diffondere maggior consapevolezza su alcuni problemi.

L’importanza dei vaccini: una lettera da mamma a mamma

Ashley Stewart è una mamma di un bambino, di nome Jackos, e ha voluto scrivere una lettera diretta a una mamma, ma che vale per tutte.

Eccola tradotta per voi:

“Cara nuova amica della mamma,

sono Ashley, la mamma di Jackson. Si quel Jackos, il piccolo con la tracheotomia, quello con la malattia congenita al cuore, quello che il tuo piccolo ha invitato a giocare. O magari abbiamo stabilito un momento in cui incontrarci. In ogni caso sono super eccitata di incontrarci. Il gioco, gli appuntamento sono il meglio no? O magari lo è il vino. Qualunque cosa sia io mi sono tirata il latte.

Vedi, Jackson ha trascorso molto tempo in ospedale, tanto tempo ad essere bucato e pungolato. Tanto tempo ad essere un paziente e non un bambino. Quindi fare queste cose con lui è straordinario. Per me è grandioso. Io e mio marito abbiamo trascorso molto tempo in quell’ospedale e aspettavamo il giorno in cui avremmo potuto portarlo a casa e lasciargli incontrare il mondo che aveva davanti.

Ma ho una domanda da farti e potrebbe essere un po’ personale.

Tuo figlio è vaccinato?

Ah la parola con la V, la parola che è emotivamente carica quanto le ultime elezioni. Una parola di cui molte persone tendono a non parlare perché pensano che sia “personale” o che sia “una scelta“. Un qualcosa che non è interesse di qualcun altro, una decisione che ha influenza solo su quella famiglia specifica e sui suoi bambini. Ma per noi non lo è.

Jackson è nato a pieno termine, ma questo non vuol dire che fosse pronto per il mondo. Nato a 38 settimane Jackson pesava poco più di 2 kg. Non rientrava nemmeno nel primo percentile nella curva di crescita. E va bene così, perché molti bambini nascono della sua stessa taglia. Ma questo non è l’unico problema. Aveva una mascella che era troppo piccola e un cuore che non era intero, una pancia che non si era del tutto formata. Lui è nato con molte sfide, sfide che abbiamo affrontato con più forza e grazia di quanto potessimo radunarne, ma si trattava comunque di sfide.

Insieme a queste sfide sono arrivati dei compromessi, concessioni che sono state fatte per permettergli di crescere e svilupparsi. Ha avuto una tracheotomia, una resezione dell’intestino e un’operazione chirurgica a cuore aperto prima dei 4 mesi, nel frattempo abbiamo combattuto infezioni e malattie, trattandole al meglio, usando alte dosi di potenti antibiotici e stressando il suo sistema in un modo in cui non dovrebbe avvenire.

Abbiamo dovuto fare un altro grande compromesso. Avevamo programmato di vaccinare Jackson. Io e mio marito abbiamo fatto delle ricerche e compreso gli studi. Conosciamo i rischi e i benefici e sappiamo che prevenire malattie che possono essere prevenute non è nemmeno una domanda per noi. Il problema è che le vaccinazioni non sono sempre in cima alla lista in un ambiente ospedaliero.

Quando si arriva alla questione: “un’operazione salva vita” o “vaccino per epatite B” si può intuire come uno venga scelto sopra l’altro. Inoltre, il suo sistema immunitario, già  compromesso dall’essere stato in ospedale, il suo corpo aperto così tante volte, non poteva ancora essere pronto per un vaccino.

Di sicuro, ci arriveremo. Abbiamo parlato con i suoi dottori e abbiamo intenzione di rimetterci in pari, ma non accadrà in una nottata. Quindi nel frattempo lui sarà suscettibile a quelle malattie che potrebbero essere prevenute di cui abbiamo parlato prima.

Uno degli argomenti che ho sentito spesso quando si parla di scelta di non vaccinare i bambini è il fatto che siano i tuoi bambini, tu conosci la loro storia medica e ciò di cui hanno bisogno. Loro non hanno alcun problema che renderebbe difficile per il loro corpo combattere la malattia, quindi perché ne hanno bisogno? Perché non lasciare che la natura faccia il suo corso e trattare la malattia quando arriva?

Ma c’è Jackson e, come lui, migliaia di altri bambini che hanno una malattia cardiaca congenita alla nascita. O le migliaia di bambini che stanno affrontando il cancro. O bimbi nati con un sistema immunitario che non funziona bene, senza contare gli innumerevoli altri bimbi che sono troppo malati o troppo piccoli per essere vaccinati, per una ragione o l’altra. Probabilmente non sapevi che hanno avuto un’operazione a cuore aperto o trascorso mesi dietro le mura di un ospedale, ma lo hanno fatto. E hanno bisogno del tuo aiuto.

Vedi, quando questi piccoli si ammalano la malattia non fa semplicemente il suo corso rimanendo a casa a letto qualche giorno con un po’ di zuppa di pollo. Si tratta di corse in ospedale, di maschere d’ossigeno e turni di antibiotici che si spera funzionino perché il loro corpo è stato così spesso esposto ad essi. Si tratta di continuare a monitorare e sedare e di ritardare ancora di più lo sviluppo. E per alcuni di loro si può trattare di visite in ospedale da cui non tornare a casa.

Forse è troppo per me chiederti di vaccinare tuo figlio perché io non abbiamo ancora vaccinato il nostro. Forse sembra troppo invadente o moralizzatore o prepotente. Forse sembrerà come se ti stessi forzando con le mie convinzioni e che non ti lascio fare il genitore come ti sembra più appropriato.

O magari no. Magari non è tanto da chiedere. Magari è solo una mamma che chiede a un’altra mamma di aiutare il suo piccolo ad andare al nido, a scuola, al parco giochi senza preoccuparsi. Forse è una mamma che cerca di dare al suo piccolo un po’ di libertà infantile dall’ospedale in cui ha vissuto così a lungo nella sua giovane vita.

Spero che non ti offenderai quando lo chiedo. Spero che ti faccia riflettere un po’ sulla tua decisione, in un modo o nell’altro. E spero che ti piaccia il vino bianco, perché ho portato due bottiglie.

Abbracci,

Ashley.”

Unimamme, voi cosa ne pensate delle richieste di questa mamma riportato su Scarymommy?

Voi avete mai considerato questo problema da questo punto di vista?

Vi lasciamo con un fatto di cronaca legato a un medico radiato dall’Ordine perché contrario ai vaccini.

 

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