Un barista rifiuta una bevanda alcolica a una donna incinta: il web esplode

ThinkstockPhotos-78779609

Secondo voi in alcol in gravidanza  può essere concesso o deve essere completamente bandito? E se foste voi dei baristi e si avvicinasse una donna incinta, le servireste da bere? Dopo il caso della donna inglese portata in tribunale  a causa dell’alcool, con l’accusa di aver attentato alla vita del figlio mentre era ancora nella pancia, vi abbiamo chiesto se secondo voi bere in gravidanza può essere considerato un reato. 

La storia di oggi va oltre e ci parla di responsabilità. Se foste un barista, vi sentireste responsabile di nuocere alla vita di un feto servendo dell’alcool alla mamma che lo porta in grembo?

Sentite cosa è successo a in un popolare bar Auckland, un caso che ha letteralmente scatenato le opinioni sul web.

Non le danno da bere perché incinta, lei si infuria e scatena un caso mediatico

Nichola Hayes, è incinta di di 36 settimane del suo secondo figlio, durante la notte dell’anniversario di matrimonio festeggiava col marito  presso il Newmarket’s Brew Bar, e proprio al bancone del bar non le è stato concesso di festeggiare con una bevanda alcolica. Ma la signora Hayes, insieme con il marito Michael, non ci sta e chiede di parlare con il manager di turno.  Il locale ha la licenza di – “rifiutarsi di servire alcolici me … per motivi di salute” – le rispondono i  manager interpellati ma la donna vede il diniego come una limitazione della sua libertà personale.

“Penso che questa sia un argomento oscuro e  sarei davvero interessata a sapere cosa fanno altri bar in questa situazione.”

“Un bicchiere di bollicine per un adulto consenziente in avanzato stato di gravidanza non intossica di certo… io sono una donna istruita che conosce i limiti e sono stata così attenti per tutta la gravidanza.” – ha dichiarato la signora Hayes con tono sbalordito in una intervista.

On line gli utenti della rete si sono letteralmente scatenati nel dire la loro e le opinioni sono davvero discordanti. Due fazioni nette e entrambre argomentate, chi è pro chi è contro la scelta della barista.

Charlotte Meiklejohn, la responsabile di un bar commenta di comprendere il personale Brew Bar ha provato un senso di responsabilità alla richiesta della donna in gravidanza dicendo:

“Come  Manager Responsabile posso dire che è la nostra propria discrezione a dettare legge su ciò che facciamo e che scegliamo di non servire. Mi sentirei a servire a qualcuno in stato di gravidanza, quindi sono d’accordo con la scelta di questo bar”

Ma altri commenti non sono proprio sulla stessa linea… anzi:

“La donna in gravidanza aveva ragione! Il bar dovrebbe fornire una ricerca o uno studio, o la ricerca di uno specialista in quel campo a dire per dimostrare che un bicchiere di vino è dannoso per una donna incinta o per il suo bambino!”

Insomma, mentre il consiglio dominate è quello di non assumere affatto alcool durante la gravidanza, ed i Ministeri della Salute incitano le donne non solo a non assumere alcool in gestazione ma anche nella fase del concepimento, i dati reali suggeriscono che il suggerimento non è sempre accetto ed anzi è oggetto di “questione morale” da parte di chi lavora alla somministrazione degli alcolici che si trova quindi a gestire questa richiesta da clienti in dolce attesa.

Se in occasione della campagna video “To young to drink” vi abbiamo mostrato i dati dell’assunzione di alcol in gravidanza anche Italiani, dove il fenomeno non è trascurabile, ricordiamo proprio l’abuso di alcool in gravidanza può causare la Sindrome alcolica fetale(FASD), che prevede una serie di possibili danni come:

  • malformazioni alla nascita
  • disturbi dell’apprendimento
  • disturbi del comportamento
  • disturbi mentali

Care Unimamme, voi cosa ne pensate? Credete che un barista possa essere complice e responsabile della salute del feto somministrando alcol alla madre, o che questo debba “fare il suo mestiere” senza riflessioni di tipo morale come NON è accaduto nel caso che vi abbiamo raccontato?

Diteci la vostra.

(Fonte: tvnz.co)

Impostazioni privacy