Bambini prematuri, tra musica e parole

“Esiste niente di più fragile al mondo di un neonato? Un giorno avrei risposto di no. Oggi rispondo: un neonato prematuro”.Mano di un bambino prematuro

Con queste parole Raffaella Cappello spiega la ragion d’essere di Perprimi.  Un sito, un luogo virtuale, dove genitori coinvolti dalle medesime esperienze possono trovare informazioni utili, conforto e confronto.
Se la poca conoscenza può preoccupare e, spesso, paralizzare neogenitori inesperti, possiamo facilmente capire come l’avere a che fare con un bambino prematuro possa moltiplicare le ansie e le paure delle neo mamme e dei  neo papà.
Nel sito si possono trovare testimonianze utili, descrizioni delle settimane gestionali che interessano i bambini prematuri, ma anche un’utilemappa mentale” del reparto di terapia intensiva neonatale: chi c’è, chi ci lavora e le terapie più utilizzate. In questo modo un luogo, comunque difficile da vivere, acquista una sorta di familiarità.

Non potevano mancare i numeri e la classificazione della prematuritàNumeri che ci aiutano a comprendere la vastità del problema:

“Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono quindi tre gradi di prematurità”:

  • prematurità leggera per i nati dalla 32ma alla 37ma settimana, che sono l’84,3%
  • prematurità media dalla 28ma alla 32ma settimana, che sono il 10,4%
  • prematurità grave per i nati prima delle 28 settimane, che sono il 5,2%

Numeri che ci obbligano a riflettere:
“Purtroppo proprio laddove i numeri sono più importanti c’è una maggiore carenza di strutture indispensabili alla sopravvivenza di questi neonati e questo contribuisce ad incrementare il “survival gap” (come è stato definito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità) dei bambini prematuri in base alla ricchezza e al grado di sviluppo del Paese in cui vengono al mondo. Basti pensare che il 90% dei gravi prematuri (nati prima della 28ma settimana di gestazione) non sopravvive nei Paesi poveri, mentre per i Paesi sviluppati la percentuale è invertita, ossia sopravvive il 90%.

Questi luoghi di incontro tra genitori, legati da un comune sentire, aiutano a far conoscere realtà e bambini di cui non sempre si parla a sufficienza. E così si possono conoscere anche iniziative piene di bellezza e poesia, come quella che coinvolge la Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale G.Salesi di Ancona: “Musincanto”  porterà la musica all’interno della terapia intensiva.

Musicoterapisti professionisti aiuteranno a migliorare i giorni di permanenza nell’ospedale per i genitori, per gli operatori sanitari e ovviamente per i bambini.
E così ogni giovedì le musico terapiste, con i papà e le mamme, canteranno insieme delle ninne nanne per i loro piccoli. Un’esperienza di musica e condivisione già vissuta nel 2011 che ha dato risultati importanti tra cui: “Un rasserenamento dei familiari e dell’ambiente lavorativo, un rafforzamento del rapporto bambino-genitore, un abbassamento della frequenza cardiaca dei piccoli pazienti, maggior rilassamento e facilità all’addormentamento del bambino.”

Ma ha dato soprattutto questo effetto: “La musica, secondo alcuni studi, ridurrebbe nei bebè la sofferenza durante una serie di procedure mediche dolorose e li aiuterebbe a dormire meglio ed a mangiare di più, quindi a crescere più velocemente (conseguentemente ad essere dimessi prima dall’ospedale)”. Così i bambini potranno ascoltare ancora la voce registrata dei propri genitori anche quando non possono essere presenti.

E una volta tornati a casa, bambini e genitori potranno riascoltare insieme quelle musiche e rinnovare i loro personalissimi canti d’amore per quei bambini nati “per primi”.

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