Chiuse le frontiere alle donne incinte: “Stop al turismo delle nascite”

Chiuse le frontiere alle donne incinte negli Stati Uniti: “Stop al turismo delle nascite”. La decisione shock.

Chiuse le frontiere alle donne incinte: “Stop al turismo delle nascite” – Universomamma.it

Sarà più difficile per le donne incinte che non sono cittadine americane andare negli Stati Uniti per motivi di turismo, medici o anche familiari. L’amministrazione del presidente Trump ha infatti deciso di limitare i viaggi negli Usa delle gestanti straniere per porre un freno al cosiddetto “turismo delle nascite“. Nel Paese, infatti, vige la legge secondo cui chi nasce nel suo territorio è automaticamente cittadino statunitense (secondo il principio dello ius soli).

Una norma necessaria in passato per popolare un territorio tanto vasto e nuovo come quello americano, ma che negli ultimi anni ha dato dei problemi in tema di immigrazione agli Stati Uniti. Numerose donne provenienti da altri Paesi, infatti, si recano appositamente negli Usa per far nascere lì i loro figli e assicurargli insieme al passaporto statunitense un futuro con maggiori opportunità. Una pratica che è cresciuta in modo esponenziale negli anni con il turismo di massa e i voli low cost che permettono anche a chi non ha grossi mezzi finanziari di raggiungere gli Usa. Per questo si parla di turismo delle nascite.

Non sono però solo i genitori provenienti dai Paesi più poveri a far nascere i figli negli Stati Uniti, mettendo da parte i soldi per il viaggio. Questa pratica appartiene anche alle famiglie più agiate. Pensiamo a Leone, il figlio della influencer Chiara Ferragni e del rapper Fedez, che i genitori hanno fatto nascere appositamente negli Stati Uniti.

C’è da scommettere che il nuovo provvedimento di Donald Trump non toccherà i più ricchi. Scopriamo di cosa si tratta.

Chiuse le frontiere alle donne incinte negli Stati Uniti

L’ostilità del presidente Usa Donald Trump e della sua amministrazione verso l’immigrazione negli Stati Uniti ha portato all’adozione di un nuovo provvedimento per contrastarla, che era stato già annunciato ma che di fatto si traduce in una vera e propria discriminazione contro le donne incinte.

Dal 24 gennaio, entra in vigore negli Usa la norma che autorizza i funzionari consolari del Dipartimento di Stato a bloccare le richieste di visto turistico o autorizzazione elettronica al viaggio (Esta) e quelle del visto per lavoro alle donne incinte provenienti dall’estero. L’obiettivo è appunto quello di impedire che le donne entrino negli Stati Uniti con lo scopo di farvi nascere i loro figli e dargli così la cittadinanza statunitense.

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Per poter ottenere il visto o l’autorizzazione all’ingresso nel Paese, le donne incinte straniere dovranno provare l’esistenza di “un legittimo motivo primario per il viaggio”. Se questo non sarà possibile, i funzionari del Dipartimento di Stato Usa potranno impedire a una donna straniera in stato di gravidanza di entrare nel Paese anche soltanto per una breve vacanze, per visitare amici e familiari e perfino per sottoporsi a visite mediche. Secondo le nuove regole volute da Trump, se i funzionari hanno “ragioni di credere” che una donna che richiede l’autorizzazione a entrare negli Usa rischia di partorire durante il suo soggiorno nel Paese, allora possono presumere che la richiesta abbia “come scopo principale l’ottenimento della cittadinanza americana per il figlio“. Quindi che la visita sia in realtà un pretesto per praticare il famigerato “turismo delle nascite”.

Per accertare le reali intenzioni del viaggio negli Usa di una donna incinta, la richiedente verrà sottoposta a una serie di domande in merito. Se le risposte non dovessero essere credibili, allora i funzionari consolari avranno “un motivo per dubitare che la richiedente sia qualificabile per il visto”, come ha spiegato Carl C. Risch, assistente segretario per gli affari consolari presso il Dipartimento di Stato.

La Casa Bianca in una nota ha dichiarato che “la limitazione di questo evidente stratagemma sull’immigrazione combatterà gli abusi endemici e alla fine proteggerà gli Stati Uniti dai rischi per la sicurezza nazionale creati da questa pratica”. Inoltre, la misura “difenderà anche i contribuenti americani da vedersi sottrarre i loro soldi, guadagnati duramente, per finanziare i costi diretti e associati al turismo delle nascite. L’integrità della cittadinanza americana deve essere protetta”, ha sottolineato l’amministrazione Trump. “L’industria del turismo delle nascite sovraccarica preziose risorse ospedaliere ed è connessa ad attività criminali, come si evince dalle azioni penali federali”, è la conclusione.

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L’ingresso negli Usa di una donna straniera incinta viene deciso prima della partenza, dai funzionari consolari al momento della concessione del visto o dell’autorizzazione elettronica al viaggio. Quindi le donne in evidente stato do gravidanza non saranno respinte alla frontiera dagli ufficiali aeroportuali quando arriveranno in Usa. Almeno è quanto emerge dalle nuove disposizioni in tema di viaggi e immigrazione citate da Repubblica.

Che ne pensate unimamme? Ritenete giusta questa norma?

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