Dipendenza da tablet, quanto conta l’esempio?

Mamma e figlia guardano un tablet insieme.

Ci sono notizie che rimbalzano da una parte all’altra della Rete perché ci stupiscono e ci interrogano. Tra queste sicuramente la storia di una bambina inglese di soli 4 anni considerata “dipendente” da Tablet. Diciamo subito che la bambina in questione non è stata ricoverata, perché come afferma Richard Graham, lo specialista cui si è rivolta la famiglia: “In questo momento la situazione non è tale da giustificare una terapia, ma lo sarebbe se la dipendenza continuasse fino agli 11 anni, quando avrà accesso anche agli smartphone e a Internet”. Il che ci consola, almeno in parte.

Fatto sta che nel centro di Londra esiste una struttura in cui i ragazzi possono andare a “disintossicarsi” da Internet e dipendenza da social network. Perché come spiega sempre lo psichiatra Graham: “Una volta effettuato il ritiro dei dispositivi, le reazioni dei ragazzi sono simili a quelle dei tossicodipendenti o degli alcolisti. Diventano estremamente ansiosi e agitati.”

Il Dottor Graham continua la sua analisi ricordandoci le cause e le possibili soluzioni:

  • i bambini hanno accesso ad Internet molto presto, troppo presto;
  • osservano i loro genitori giocare  e trascorrere molto tempo su dispositivi mobili;
  • se lasciamo un dispositivo colorato a portata di bambino è difficile che poi loro non abbiano voglia di usarlo;
  • dobbiamo trovare  un giusto equilibrio nell’uso delle nuove tecnologia partendo da noi stessi;
  • informare i genitori sul corretto uso di Internet già nei corsi preparto.

È importante ricordarci che stiamo parlando di casi estremi, di ragazzi che oramai sono arrivati a situazioni, di fatto, invalidanti. Ed è altrettanto importante ricordarci, ancora una volta, e senza pensare che sia un tema facile, quanto possa contare il nostro esempio. Perché se è vero che i dispositivi lasciano a noi minuti di tranquillità, potremmo poi stupirci di quanto sia poi difficile “distrarli” da quei dispositivi stessi.

E se anche i nostri figli vivranno  sicuramente in un’epoca sempre più tecnologica, per cui è bene non trattare la modernità come il male in sé, è anche giusto ricordarci che avranno comunque il bisogno di essere educati a relazioni sociali reali e ad un corretto approccio alla realtà fisica stessa, lontana da internet e social.

Probabilmente non saranno   costretti a  scegliere, come noi, tra realtà e virtualità, tra amici reali e amici “ di pixel”. Dovranno imparare però a mediare tra i diversi mondi, impresa non facile indubbiamente, tanto più se si è giovani.

La cosa buona è che abbiamo almeno alcune idee certe da cui partire, tra cui una frase di Seneca che ho riletto solo pochi giorni fa e che, pur risalendo al lontano I secolo d. C, risulta  incredibilmente attuale: “Lunga è la strada dei precetti insegnati, breve ed efficace quella degli esempi.” 

Meglio scegliere la strada più breve allora, almeno per questa volta!

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