Donna partorisce dopo la gravidanza in circolazione extracorporea: “Un miracolo”

Gravidanza in circolazione extracorporea


 

Non bisogna mai smettere di sperare perché certe volte i miracoli accadono. E’ il caso della storia di Rosa e della sua bambina Ludovica, nata il 9 febbraio 2015 con due mesi di anticipo grazie ad un intervento che è destinato ad entrare nella storia della medicina. La donna infatti aveva scoperto di essere affetta da una forma molto grave di influenza, l’H1N1, l’aviaria. Inevitabile quindi la preoccupazione per lei e per la piccola, ma al Policlinico Umberto I di Roma hanno messo a punto una tecnica che ha permesso di portare avanti la gravidanza e di far nascere Ludovica salvando sia lei sia la madre. Si tratta del primo caso in Italia e il secondo al mondo di gestazione in circolazione extracorporea.

Gravidanza in circolazione extracorporea: primo caso in Italia

Rosa infatti è stata sedata in coma farmacologico per 20 giorni, in modo che i suoi polmoni potessero riposare, e in questo modo la gravidanza è potuta procedere fino alla 27esima settimana di gestazione; dopodiché la bambina è stata fatta nascere all’inizio di febbraio grazie ad un taglio cesareo assistito da tutta l’equipe di terapia intensiva, il professor Benedetti-Panici che in 1 minuto ha effettuato l’operazione e il professor De Curtis della terapia intensiva neonatale.

Si tratta di una tecnica che è unica nel nostro Paese, ma anche nel resto del mondo: se ne segnalano infatti solo tre casi. Inutile dire che la storia della signora Rosa e di sua figlia sarà introdotta nei libri di medicina. Ora lei e la bimba stanno bene: la mamma è stata dimessa il 10 marzo, mentre la piccola – che ha raggiunto il peso di 2500 g – dovrebbe essere dimessa prima di Pasqua.

E’ stato un doppio miracolo. Nel giro di qualche ora la situazione è precipitata, avevo visto davanti a me il buio. Per fortuna la situazione si è risolta al meglio” ha dichiarato ad ansa.it il marito Guido.  Rosa infatti aveva cominciato a sentirsi male il 18 gennaio: aveva la febbre alta e faceva fatica a respirare. Da lì in ricovero al Sant’Eugenio, poi il trasporto all’Umberto I per l’aggravarsi delle condizioni.

Questa storia insomma ci insegna che non bisogna mai smettere di sperare, come il bambino che è riuscito a dire “Ti voglio bene” dopo che per anni una malattia rara gli aveva impedito di parlare.

 

E voi unimamme cosa ne pensate?

 

(Fonte: ansa.it)

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