Le donne in cerca di gravidanza preferiscono consultare il web e non il medico

donne in cerca di un figlio non vanno dal medico

Quante di voi unimamme hanno cominciato a rivolgersi al proprio medico di famiglia quando hanno iniziato a desiderare un bambino? Solitamente non si pensa che il rapporto tra dottore e paziente vada instaurato  già prima dell’inizio di una gravidanza, ma soltanto quando la dolce attesa è iniziata.

Eppure in questo modo si potrebbero evitare dei comportamenti sbagliati: ad esempio si possono effettuare degli esami pre concezionali per verificare che non ci siano anomalie prima di tutto fisiche.

Pierpaolo Mastroiacovo, pediatra, Direttore del ICBD – International Centre on Birth Defects and Prematurity, ricorda che “Negli ultimi anni si sono accumulate molte e valide evidenze scientifiche che consentono di ridurre il rischio che si verifichi uno o più dei problemi che possono mettere a rischio una gravidanza. Ad esempio, se la futura mamma assume acido folico durante l’età fertile, prima della gravidanza e nel primo trimestre di gravidanza,

  • riduce il rischio del 72% di anencefalia e spina bifida (due gravi malformazioni del sistema nervoso centrale); 
  • se una donna non fuma riduce il rischio di infertilità di circa il 30%, e di avere un neonato prematuro di circa il 25%. Gli esempi sono numerosissimi, ma ancora scarsamente noti e messi in pratica”.

Secondo il workshop “La salute della coppia prima della gravidanza: conoscere per comunicare“, organizzato da Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali ), in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù, con la Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano e con l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, meno della metà delle madri intervistate (il 40% circa) nei vari focus group – di età compresa tra i 22 e i 44 anni- si è recata dal medico per prepararsi alla gravidanza.

Le donne in cerca di una gravidanza non vanno dal medico

Ciò che emerge dai risultati del convegno è che ancora oggi, nonostante l’informazione possibile grazie alle nuove tecnologie, manca quasi completamente una cultura pre concepimento. Non si sente la necessità di recarsi dal medico o di dire ai propri famigliari che si sta pensando ad un figlio, considerandolo un evento ancora troppo privato (a volte anche per scaramanzia).

Sebbene internet sia l’interlocutore principale anche in questa fase, è altrettanto vero che le donne lo interrogano in maggioranza per porre delle domande “leggere” o per confrontarsi sulle informazioni ricevute. La paura più grande è proprio quella di non riuscire a concepire un bambino (spesso si dà per scontato che non ci si metta molto tempo) e pertanto ha in mente solo questo interrogativo.

Molte vorrebbero avere più informazioni sulla salute pre concezionale, ma la sensazione è quella di non riuscire ad accedervi. E i mezzi attualmente utilizzati sono poco efficaci.

Inoltre, le domande più ricorrenti sono: “Quanto tempo ci avete messo per rimanere incinte?” e se gli sticker indicatori dell’ovulazione sono affidabili, perché la preoccupazione principale è quella di riuscire a concepire.

Una volta poi che la gravidanza è iniziata la concentrazione maggiore va al bambino e alla sua salute. Insomma, bisognerebbe iniziare una campagna di sensibilizzazione che possa portare le donne ad essere più consapevoli del proprio stato, non solo durante i 9 mesi, ma già da prima. Occorre promuovere la salute riproduttiva della coppia.

 

E voi unimamme avete fatto delle indagini e eventuali cure prenatali quando avete deciso di avere un figlio?

Noi vi lasciamo con 5 ragioni per cui non si rimane incinta.

 

 

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