Latte artificiale: perché lo uso (e ne sono felice)

Latte artificiale

 

Latte artificiale: questo male assoluto. Con Paola ho avuto degli enormi problemi di allattamento e tra enormi sensi di colpa ho scelto di passare al latte formulato. Con Vittoria non ho avuto dubbi: sono passata direttamente al biberon senza minimamente provare ad allattarla. Devo dire che in ospedale sono stati molto comprensivi: hanno capito che si trattava di una mia scelta, suffragata anche dal fatto che avessi già una figlia, e che nessuno aveva il diritto di convincermi a compiere qualcosa che non mi sentivo di fare.

Nei mesi precedenti ho cercato di entrare nell’ottica dell’allattamento, ma più si avvicinava il momento della nascita e più sentivo l’idea come qualcosa che non mi apparteneva. Chiariamoci: so benissimo quali sono i benefici, ne sono perfettamente informata, ma – come ha detto il mio pediatra quando gli ho chiesto secondo lui che cosa fosse meglio fare – la cosa più importante è il rapporto con mia figlia. E infatti senza allattamento è stato fin da subito sereno: in ospedale ho chiesto le pastiglie per non avere la montata lattea e ne sono stata molto felice.

Latte artificiale: i motivi per cui usarlo

Innanzitutto io non voglio insegnare niente a nessuno. Però i motivi per cui ho scelto di non allattare al seno e usare il latte artificiale sono:

  • Maggiore praticità: essendo dovuta rientrare presto al lavoro spostandomi anche fuori città, non sono legata all’allattamento ogni due ore. Se io non ci sono, il papà può dare il biberon al posto mio.
  • Meno “scossoni” emotivi con la figlia maggiore: non allattando Vittoria posso dedicare dei momenti esclusivi a Paola senza avere il timer di correre a casa con le tette doloranti.
  • Anche il papà contribuisce: delle volte, quando sono stanca oppure sono con Paola, è mio marito a dare il latte alla piccola.
  • Si può dormire di più: per me è già una motivazione sufficiente. Ora che Vittoria fa 5 pasti al giorno e riesce a dormire tutta la notte (in compenso si sveglia Paola) è un grande passo avanti.
  • Si sa quanto mangia: le quantità sono date dai grammi sul biberon, per cui si ha la certezza che la bimba possa prendere peso.
  • Si può riprendere a mangiare cose che ci piacciono: con l’allattamento bisogna stare attente a certi cibi, non allattando ci si può concedere qualche sfizio.
  • Anche i nonni possono partecipare a dare il cibo (e si sa quanto per loro sia importante stare assieme alle nipoti)
  • Si fanno meno sacrifici: a me piace dire la verità. Allattare al biberon è meno stressante che allattare al seno. Ciò fa di me una madre egoista? Il bene della bimba viene prima di tutto e – posso assicurarvelo – non è quello di avere una madre isterica.

E voi unimamme cosa ne pensate?

 

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