Mamma costretta a partorire sul pavimento risarcita dall’ospedale

partorire sul pavimento

Una donna ha vinto una causa per aver dovuto partorire sul pavimento.

Una mamma ha partorito sul pavimento: la sua storia di abuso e la sua vittoria

Josephine Majani è una mamma kenyota che ha dato alla luce il suo piccolo sul pavimento del Bungoma District Hospital, perché tutti i letti erano occupati.

La sua storia ha ricevuto molta risonanza quando è accaduta, nel 2013, perché un’altra paziente ha ripreso fortunatamente l’abuso ai danni di Josephine.

Nell’agosto infatti Josephine era stata ammessa in ospedale per un parto indotto. Nonostante la legge stabilisse che da giugno l’assistenza sanitaria in caso di parto dovesse essere gratuita, Josephine ha dovuto acquistare le medicine necessarie per l’induzione. Senza essere controllata o monitorata da nessun medico o infermiera le è stato solo detto che se avesse avuto bisogno sarebbe dovuta andare da solo dalla sala travaglio alla sala parto.

Quando poi il travaglio è iniziato, avendo chiamato inutilmente per essere aiutata, ha camminato verso la sala parto ma ha poi scoperto che tutti i letti erano occupati. Nella strada di ritorno verso la sala travaglio però è crollata e ha partorito per terra.

Due infermiere, trovandola senza sensi, hanno iniziato a schiaffeggiarla e ad offenderla arrabbiate perché aveva sporcato il pavimento. Una volta ripresasi, le è stato detto di andare, sempre da sola, in sala parto per essere visitata.

Il giorno dopo è stata dimesso con il figlio ma ha sofferto di un forte trauma in seguito.

Finalmente, il 22 marzo di quest’anno, Majani ha ottenuto giustizia, il giudice dell’Alta Corte di Giustizia,  Abida Ali Aroni ha dichiarato che l‘ospedale aveva violato il suo diritto alla salute e alla dignità, aggiungendo che le autorità avevano mancato di dedicare adeguate risorse per le cure materne nel Paese.

“Sono stata trascurata, abusata e umiliata durante il periodo trascorso in quell’ospedale”.

Josephine Majani ha aggiunto che lei sperava che il governo fosse costretto a fare la cosa giusta e assicurare che tutte le donne avessero le cure materne di cui hanno bisogno con rispetto e dignità.

Il Kenya è uno dei 10 Paesi al mondo in cui è più pericoloso partorire per una mamma.

Secondo i dati raccolti delle Nazioni Unite 488 donne muoiono per cause legate al parto ogni 100 mila nascite di bambini vivi.

8000 donne kenyote muoiono ogni anno per complicazioni legate al parto, queste morti sono da imputare principalmente alla mancanza di fondi per le cure della salute materna, preparazione inadeguata e inadeguata supervisione dei lavoratori in campo sanitario, negligenza e pratiche non etiche.

Il caso di Majani non è l’unico in cui a una donna sono state negate cure di qualità in un ospedale, a volte i soggetti subiscono persino gravi abusi.

Vi ricordiamo, a questo proposito, una mamma che ha subito violenza ostetrica e che poi ha ottenuto un risarcimento.

La decisione della Corte nei confronti di Majani è storica e può aiutare a prevenire questa forma di abuso in futuro, inoltre si fa pressione sul governo per dare la priorità alle cure materne.

“Questo è un caso storico per le donne kenyote” ha dichiarato il direttore del  CRR africano Evelyne Opondo su News Trust.

“Si tratta di un chiaro messaggio a chi provvede alla salute in Kenya e al governo… trascurare le donne kenyote nella salute pubblica non sarà più tollerato, o non lo sarà senza conseguenze per coloro che sono responsabili”.

La donna ha ricevuto come indennizzo una somma di circa 22 mila Euro, grazie al supporto del Centre for Reproductive Rights.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa vicenda e di come è stata trattata questa donna?
Noi vi lasciamo con l’opinione delle ostetriche sulla violenza ostetrica.

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