Mensa scolastica: è giusto che il sindaco neghi i pasti a scuola ai bambini?

mensa scolastica

Il diktat di un sindaco alle famiglie meno abbienti: “fate attenzione, se non pagate i vostri figli non saranno autorizzati alla mensa scolastica”.

Care Mamme, oggi parliamo di ciò che succede in quel di Cremona, dove il sindaco leghista di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni, ha ordinato tagli che incidono direttamente sui bambini e sulle famiglie.

Il giovane neosindaco ha infatti imposto la sua scelta: niente mensa scolastica per gli alunni le cui famiglie chi non pagano la retta.

Sindaco taglia la mensa scolastica ai bambini meno abbienti

Purtroppo non è la prima volta che una cosa del genere sia accaduta, nel 2011 il Comune di Vigevano aveva adottato una delibera con la quale si stabiliva che anche non pagando una sola retta del servizio mensa, il bambino sarebbe stato escluso e avrebbe dovuto consumare il pranzo portato da casa da solo, non con i compagni, o tornare a casa.

Casalmaggiore è un comune di 15 mila abitanti in provincia di Cremona e con 2 istituti scolastici. Tra materna, elementari e medie, sono all’incirca 50 i bambini che non possono permettersi la refezione scolastica e che quindi sono obbligati a tornare a casa a mangiare.

Il caso, riportato da ilFattoquotidiano, lascia interdetti. Le dirigenti scolastiche non accettano che questo possa accadere e fanno sentire la loro voce: “Non ha senso che l’amministrazione crei progetti contro il bullismo se poi è la prima a fare distinzioni in studenti di serie A e studenti di serie B” – dichiara Cinzia Dall’Asta, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Diotti”.

E le prime reazioni da parte delle famiglie si fanno già vedere. I bambini che non abitano in centro, sono costretti a tornare a casa a mangiare e li rimangono non assistendo alle classi pomeridiane. A volte le famiglie, avendo più di un figlio, possono permettersi di mantenere la retta solo per uno di loro.

La dirigente dell’istituto “Marconi”, Susanna Rossi, dice: “Cercheremo di trovare un’alternativa con i servizi sociali. Così non va bene”.

 L’ex assessore ai servizi sociali, Pierluigi Pasotto informa che alla fine dello scorso anno scolastico è stata calcolata la somma delle insolvenze, si tratta di 70 mila euro. Dice Pasotto: “Una cifra nella media. Quello dei debitori è un dato fisiologico, riguarda quasi tutte le amministrazioni con un servizio di mensa. Ma non è serio prendersela con dei bambini, privarli di un pasto insieme ai compagni, esporli alla derisione dei coetanei e a una certa rabbia verso le istituzioni. In pratica, viene insegnato loro a odiare e non ce n’è proprio bisogno”.

Questa invece la nota del nuovo sindaco:  “Abbiamo inviato una lettera a ogni famiglia  scrivendo di fare attenzione perché se non avessero pagato la tariffa, i loro figli non sarebbero stati autorizzati a iscriversi alla mensa scolastica”.

Care Unimamme, questa storia italiana ci deve far riflettere. Pensate sia doverosa da parte di una amministrazione questa durezza al fine di recuperare qualche numero in bilancio? E’ questo il modo giusto per fronteggiare la crisi?

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