Orologi smartwatch per bambini: i rischi che non vengono detti

Ai tempi dei social si parla di privacy come un tema importante: c’è chi per esempio sostiene che non si debbano postare le foto dei propri figli su Facebook, chi invece ritiene che non ci sia nulla di male (di solito poi queste immagini servono da “acchiappa like”), chi ancora che si debba prestare attenzione.

Ora ad essere sotto accusa sono gli smartwatch per bambini, molto simili ai modelli che si vedono in giro per gli adulti.

Si tratta di orologi “intelligenti” perché è possibile:

  • ricevere o fare chiamate a numeri specifici
  • funzionare come geocalizzatore, permettendo ai genitori di sapere in tempo reale dove si trovano i loro figli
  • si possono fare e ricevere chiamate dai genitori
  • in alcuni casi può anche attivare l’audio e ascoltare quello che avviene intorno e scattare delle fotografie.

Attenzione ai telefoni intelligenti che possono ledere la privacy 

All’apparenza sembra tutto bellissimo, ma quello che non viene detto – ed è stato scoperto dal rapporto di una organizzazione no-profit norvegese per i diritti dei consumatori, il Norwegian Consumer Council (ma da noi se n’è occupato anche Altroconsumo) – è che questi oggetti sono lesivi della privacy.

Alcuni di questi modelli – comprati di solito in siti specializzati e internazionali – Gator 2 e Viksfjord (in Italia è in vendita Viksfjord o modelli simili che hanno lo stesso sistema operativo) avrebbero delle vulnerabilità che permettono di controllare l’account utente o associare un altro dispositivo al proprio, accedendo quindi a tutti i dati personali e le geocalizzazioni.

Non solo: si possono mettere anche in contatto con il bambino all’insaputa dei genitori.

Non solo: non si può cancellare l’account, non è sufficiente infatti togliere la app dal cellulare. Questo significa che i dati rimarranno nelle mani dell’azienda per un numero indefinito di anni e che potranno essere utilizzati a scopo di marketing senza che alcuno dia il permesso.

Purtroppo la normativa sembra per il momento dare ragione a questi produttori:  “abbiamo avuto la riconferma che le aziende dietro a questi prodotti non si preoccupano né della privacy né della sicurezza. Pensiamo che dovrebbero esserci regole più stringenti su questo mercato rivolto ai bambini, regole che salvaguardino la sicurezza digitale, così come ci sono norme che vietano l’uso di materiali tossici o pericolosi nei giocattoli. Una volta anche sulle auto non erano obbligatorie le cinture di sicurezza. Dobbiamo introdurre l’obbligo di cinture di sicurezza anche per i prodotti connessi” ha dichiarato Finn Myrstad, direttore dei servizi digitali del Norwegian Consumer Council, al quotidiano La Stampa.

E voi unimamme lo sapevate?

Intanto vi lasciamo con il post che parla di fare attenzione ai giocattoli “intelligenti”, perché possono spiarci. 

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