Incinta di 7 mesi costretta a prostituirsi perchè fa guadagnare fino a 3 volte di piu’: la denuncia di “Slaves No More”

prostitute

Unimamme, nonostante la schiavitù sia stata abolita ne esiste ancora un, altrettanto perversa, quella del sesso, di cui sono vittime moltissime donne anche in Italia.

La storia di cui vogliamo parlarvi oggi è una di quelle che fanno particolarmente raccapriccio, perché riguarda una giovane donna incinta che invece di essere protetta viene sfruttata in virtù del suo stato.

Diana (il suo nome è di fantasia), è una ragazza rumena che si prostituisce in una zona periferica alle porte di Torino. Diana però è al settimo mese di gravidanza, sola, soggiogata dai suoi “protettori” che la minacciano a suon di botte.

Questa donna, vittima dello sfruttamento, della miseria e dell’emarginazioni però è molto preziosa per gli uomini che la tengono in pugno, come osserva suor Eugenia Bonetti, Presidente dell’associazione Slaves No More, un’organizzazione nata per combattere le violenze sulle donne e la tratta di essere umani per lo sfruttamento lavorativo e sessuale.

“Per loro è una miniera d’oro, visto che, proprio grazie al suo stato interessante, gli fa guadagnare due o tre volte la tariffa ordinaria. Un’attrazione da sfruttare finché dura” dichiara la suora.

Diana infatti viene usata per soddisfare le fantasie dei clienti, ovvero sesso senza preservativi, incarnando poi la figura della mamma e della giovane poco più che adolescente.

Prestazioni non protette che rischiano di infettare con lei e il bimbo che porta in grembo” sottolinea la suora che di storie come questa purtroppo ne vede tantissime, troppe.

“Le prostitute schiave a volte lavorano fino a pochi giorni prima del parto, con turni massacranti per soddisfare le numerose richieste” rincara suor Bonetti ricordando però che proprio grazie alla maternità e alla nascita dei loro figli, queste donne trovano spesso la forza e il coraggio di liberarsi dalle catene della prostituzione e cercare un avvenire migliore per sé e i loro bambini.

Slaves No more: un’organizzazione che aiuta a combattere la prostituzione

In questo dramma Slaves No more, l’organizzazione di cui vi abbiamo accennato sopra riveste un ruolo molto importante per aiutare le donne come Diana.

Questa organizzazione infatti opera nel campo dell’informazione e della prevenzione, promuovendo l’emancipazione delle donne, in modo particolare quelle emarginate costrette a vivere nell’illegalità.

Slaves no more inoltre sostiene progetti di reintegrazione socio educativa sia in Italia che ne Paesi di provenienza delle donne.

L’associazione lavora con altri gruppi, enti ed associazioni internazionali per tutelare le donne vittime di traffici umani.

Se voleste contribuire in qualche modo alla loro nobile causa questi sono i recapiti:

 

Casa di accoglienza Maria Maddalena

Via Falzarego, 20 – 00048 Nettuno (Roma)

Tel./Fax: +39 06.9807871

mail: slavesnomore@libero.it

Codice Fiscale / Partita Iva: 97734010586

Banca Popolare Etica – Filiale di Roma

Coord.  IBAN IT55 O050 1803 2000 0000 0156877

 

Unimamme  e voi cosa ne pensate di questo drammatico problema? Sappiamo che sulla prostituzione circolano tanti falsi miti, come quello secondo cui abolirla è un’utopia. 

Ne è la prova l’operato di Slaves No more che invece affronta coraggiosamente la questione dando un’alternativa alle donne che, come avete letto, spesso sono mamme o hanno bambini piccoli, completamente abbandonate a se stesse.

Condividete con noi la vostra opinione se vi va.

 

 

 

(Fonte: Sociale Corriere.it/Slaves no More.it)

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