Quando credere in se stesse conta: Maryam Mirzakhani è la prima donna ad aver vinto il Nobel della matematica

Maryam MirzakhaniCare unimamme, tempo fa vi abbiamo parlato di una ragazzina di appena 12 anni messicana, Paloma Noyola Bueno, si è classificata prima ai test nazionali di matematica, raggiungendo un punteggio impressionante, tanto che la rivista Wired le ha dedicato la copertina di un suo numero, definendola la Steve Job’s del futuro! Oggi vi parliamo invece di una donna, anche lei impressionante!

C’è voluto un po’ di tempo, circa 80 anni, ma alla fine anche un donna è riuscita a ottenere una Medaglia Fields, il Nobel della matematica. Ad aggiudicarselo è stato l’iraniana Maryam Mirzakhani che, grazie ai suoi studi che comprendono la geometria iperbolica, la teoria ergodica e la geometria simplettica, già aveva vinto altri premi importanti come

  • il Clay Research Award 2014
  • l’AMS Ruth Lyttle Satter Prize in Mathematics nel 2013.

L’annuncio di questo successo è stato dato da Seoul, nella Corea del Sud, dove si sta tenendo il 27esimo Congresso internazionale dei matematici al quale partecipano più di 5000 matematici provenienti da tutto il mondo. Tanti anche i matematici italiani.

Questo ambito premio che ha avuto larga eco nel mondo grazie al professor Lambeau del film Will Hunting – Genio ribelle, film con il quale lo scomparso Robin Williams ha ricevuto il premio Oscar, è sicuramente il più alto e prestigioso riconoscimento matematico perché premia le giovani promesse, ragion per cui non può essere assegnato a coloro che superano i 40 anni di età.

Ma chi è Maryam Mirzakhani?

Maryam Mirzakhani nasce a Teheran nel 1977 a Teheran città nella quale studia presso l’Organizzazione nazionale per lo sviluppo di talenti eccezionali. Deve ringraziare il fratello maggiore che le racconta come di Gauss, matematico tedesco, riuscì a risolvere il problema della somma dei primi cento numeri naturali, avvicinandola al mondo della matematica. A 17 anni, nel 1994, vince le medaglie d’oro alle Olimpiadi internazionali di matematica di Hong Kong e nell’anno successivo bissa a Toronto.

Si laurea in matematica all’Università Tecnologica di Sharif di Teheran nel 1999. Consegue il dottorato alla Harvard University, sotto la supervisione di Curtis McMullen (altro vincitore di Medaglia Fields) con una tesi che molti matematici definiscono “spettacolare”. Diventa Research Fellow al Clay Mathematics Institute e assistente professore alla Princeton University, prima di arrivare a Stanford, dove insegna da quattro anni.

Su di Maryam Mirzakhani spende parole di encomio anche Elisabetta Strickland, capo delegazione italiana all’Assemblea generale dell’Unione matematica internazionale, vice presidente Indam (Istituto nazionale alta matematica) nonché membro della Women in Mathematics Committee Wim della European Mathematical Society, dicendo “Trovo una sola parola adatta a commentare questa notizia: ‘finalmente’. Per me è una gioia enorme, si tratta di un risultato fondamentale. Era difficile che rispettasse tutti i requisiti per il premio però i tempi erano maturi. Oggi come oggi, nel campo della matematica ci sono scienziate formidabili. Ormai, le donne si sono dimostrate assolutamente equivalenti agli uomini in quanto a capacità creativa nella scienza. Equivalenti ma diverse, naturalmente: il cervello della donna non è uguale a quello dell’uomo ma sommando tutte le funzioni, potremmo dire che risultano algebricamente equivalenti. La Mirzakhani premiata oggi, che ha avuto il coraggio di prendere e partire e andare all’estero, è un altro esempio di totale equivalenza”.

Complimenti allora alla bravissima Maryam Mirzakhani che ha realizzato il sogno di una vita, avere il giusto riconoscimento per tutti gli studi fatti e dimostrando che anche le ragazze, se credono in se stesse, possono riuscire in materie come la matematica, da sempre considerate prerogativa dei ragazzi, come dimostrano anche i dati del rapporto Pisa Ocse. Forza ragazze, il segreto è impegno e crederci di più e noi unimamme incoraggiamo le nostre figlie sempre!

(Fonte: wired.it/scienza)

 

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