Sindrome di Tourette, un apparecchio dentale riduce i tic

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Sindrome di Tourette, un apparecchio dentale riduce i tic. Lo hanno realizzato degli scienziati giapponesi.

Un risultato molto importante è stato raggiunto nel trattamento della sindrome di Tourette. Un gruppo di scienziati giapponesi ha realizzato un apparecchio dentale che riduce i tic nei pazienti affetti da questa patologia. Ecco di cosa si tratta.

Sindrome di Tourette, un apparecchio per ridurre i tic

La sindrome di Tourette è un disturbo neurologico caratterizzato da tic involontari, motori o vocali, che si manifestano in modo incostante, alle volte sono sporadici altre volte cronici e la cui gravità può variare da molto lievi a invalidanti. I tic sono associati a disturbi psichiatrici o del comportamento, come il disturbo ossessivo-compulsivo, le crisi di panico e d’ansia, l’iperattività con disturbi dell’attenzione (ADHD), disturbi del sonno e dell’apprendimento.

Questa condizione neurologica si manifesta durante l’infanzia e si sviluppa con fasi di relativo peggioramento e remissione dei tic. La maggior parte dei pazienti mostra un miglioramento alla fine dell’adolescenza, ma i sintomi possono persistere nell’età adulta in circa un terzo dei casi. Nella maggior parte dei casi, comunque, la malattia non ha conseguenze importanti sulla vita sociale, scolastica e professionale delle persone colpite.

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La sindrome prende il nome dal neurologo francese Georges Gilles de la Tourette, che la descrisse nell’Ottocento, anche se era già stata individuata nel Seicento. Tuttavia, è stata considerata seriamente solo a pochi decenni dalla fine del XX secolo. La definizione di sindrome di Tourrette non descrive una specifica malattia, ma una situazione comportamentale caratterizzata da diverse manifestazioni, anche psicologiche, che sono presenti in altre sindromi, infatti, diversi fattori neuro-fisiologici possono portare alle stesse manifestazioni.

La sindrome è associata a una disfunzione del sistema di comunicazione tra le cellule di alcune aree del cervello basato sul neurotrasmettitore dopamina (sistema dopaminergico). La sua causa di qusato disturbo non è ancora conosciuta, ma si ipotizza che possa avere una componente genetica e che siano coinvolti geni diversi. Non è da escludere che alcuni fattori ambientali possano favorire la sua insorgenza.

Non è disponibile al momento una terapia che risolva la sindrome di Tourette. Per le forme più lievi non servono trattamenti, mentre quelle moderate o gravi possono migliorare con le terapie farmacologiche.

Ora una nuova speranza di terapia viene dal Giappone, dove all’Università di Osaka alcuni ricercatori hanno realizzato un apparecchio dentale rimovibile in grado di ridurre i tic causati dalla sindrome. L’apparecchio è una stecca orale che va appoggiata sui denti molari, aumentando la dimensione verticale occlusale. Secondo i ricercatori, grazie all’apparecchio gli individui affetti dalla sindrome di Tourette potranno migliorare la loro qualità di vita.

L’efficacia del nuovo apparecchio è stata provata in uno studio scientifico, pubblicato rivista Movement Disorders. I ricercatori hanno esaminato un campione di 14 bambini e 8 adulti, tutti affetti dl sindrome di Tourette.

Dallo studio è emerso che l’apparecchio dentale è riuscito a ridurre i tic nei bambini e negli adulti. Mordendo la stecca sui denti i pazienti hanno subito migliorato le loro condizioni. Si tratta in particolare di miglioramenti per 10 bambini su 14 e per 6 adulti su 8. Gli studiosi, coordinati dal professor Jumpei Murakami, hanno anche scoperto che gli effetti della stecca orale durano anche oltre i 100 giorni dal suo primo utilizzo.

I miglioramenti a lungo termine nei tic motori dopo più di 100 giorni sono stati particolarmente evidenti nei pazienti più giovani all’inizio dei loro tic”, come ha spiegato Jumpei Murakami in alcune dichiarazioni riportate da Skytg24. Secondo gli esperti, mordere la stecca dentale ha la funzione di un trucco per i sensi. Infatti, mentre l’apparecchio viene morso volontariamente, è in grado di ridurre i movimenti involontari tipici della sindrome.

Su questa efficacia della stecca dentale saranno tuttavia necessari ulteriori studi. Al momento uno degli autori dello studio, Yoshihisa Tachibana, ha spiegato che è probabile che la stecca orale influisca i segnali propriocettivi o “tattili”, che potrebbero essere modificati dai muscoli coinvolti nella chiusura della mascella prima di andare al cervello. Ma qui siamo ancora nel campo.

Che ne pensate unimamme di questo studio e della sua scoperta?

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