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Allattamento

L’esperienza di allattamento al seno non è sempre come ci si aspetta

Published by
Valentina Colmi

Cosa insegnano sull’allattamento al seno al corso preparto? 

Vi racconto la mia esperiena: nel corso pre-parto che ho frequentato, hanno speso ben due ore (si fa per dire) a spiegare in che cosa consiste l’allattamento al seno.

Bastano due ore? No! L’unica cosa che l’ostetrica ci ha detto è stata: “Sappiate che non è semplice allattare al seno, ma una donna sufficientemente informata e motivata può farcela“.

Io nella mia ingenuità di primipara pensavo che fosse sufficiente aspettare la famosa montata lattea (per intenderci, quando ti diventano le tette dure come il marmo e il colostro diventa latte) per dare da mangiare alla mia nana. Col cavolo: non avevo fatto i conti con “la maledizione del capezzolo“.

Dovete sapere che in ospedale mai così tante donne vanno in giro con il seno di fuori perché, e non sto scherzando, diventa oggetto di studio: te lo strizzano, te lo premono e appunto guardano la forma e la dimensione del capezzolo per capire se madre natura ti ha dotato di un buon “accessorio”.

Nel mio caso non è stato così, e questo, sommato al crollo ormonale dovuto al post parto, è stato fonte di enorme stress. La mia esperienza? La bambina non si attaccava, o meglio: apriva la bocca e cercava qualcosa che non c’era. Così perdeva peso. Ma siccome esistono dei “tetta-talebani“, ovvero coloro che se non allatti al seno sei una madre degenere, mi sono sforzata di allattare mia figlia nel modo più antico. Risultato? Continuava a calare di peso e si sono decisi a darmi un’aggiunta.

Mi hanno detto di tutto:

  • che il mio capezzolo era brutto e dovevo comprare il para-capezzolo,
  • che era bellissimo e che non avevo bisogno di nessun aggeggio,
  • che il tiralatte era il male assoluto,
  • ma anche che poteva servire per dare il mio latte a Paola.

Insomma, mi sono sentita così di schifo che ho deciso di dire basta: mia figlia avrebbe preso il latte artificiale.

E’ meglio una mamma che prova ad allattare al seno ma che piange tutto il tempo, o una che è serena anche se dà il biberon?

Rispondetevi da soli. Certo, molte mamme non saranno d’accordo: dopo averti chiesto se allatti tu tuo figlio (ma è davvero la cosa più importante da sapere?) magari all’apparenza ti dicono “eh, con il latte artificiale si cresce lo stesso“, ma sotto sotto secondo me, soprattutto se hanno allattato al seno per lungo tempo, dentro di loro provano un giubilo nel ritenere che loro sì che vogliono il bene dei loro figli, mentre tu, madre mentecatta, hai scelto la via più facile. Perché una madre, almeno i primi mesi, dovrebbe sacrificarsi e annullarsi per i suoi figli appena nati. Non sta scritto da nessuna parte, ma è un patto tacito tra lei e la società. Peccato che nel frattempo gli usi e i costumi siano cambiati e non ci può aspettare che una donna sia solo mamma a tempo pieno. Per fortuna i papà di oggi danno una grossa mano e la mamma può delegare senza sentirsi (troppo) in colpa.

Io stessa sono rientrata al lavoro dopo tre settimane. E questo perché mio marito mi aiuta nella gestione della bambina. Essere famiglia è anche questo: in fondo i figli si fanno in due.

Un’ultima cosa: in ospedale non ho visto mamme felici. Ho visto solo mamme preoccupate di non essere brave abbastanza. Già il fatto che se lo domandino è un enorme gesto d’amore per il proprio bambino.

E a voi unimamme come è andata?

Valentina Colmi

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