Tatuaggi in gravidanza: come salvaguardarli e pensare a qualche novità

Qualcuno dice che è per il rumore un po’ terrificante, ma anche tanto seducente, della macchinetta, altri per l’emozione di dar vita a qualche cosa che farà per sempre parte di te, altri ancora semplicemente perché ritengono di prender parte così ad una vera e propria forma d’arte. Difficile spiegare perché i tatuaggi siano capaci di conquistare così profondamente una persona, ma quel che è certo è che, una volta contagiati, si tratta di una malattia da cui difficilmente si potrà guarire.

Proprio come per le ciliegie, quando si parla di tatuaggi vale la regola dell’ “uno tira l’altro”:

  • un evento della vita,
  • una passione,
  • un sentimento,
  • un ideale,

tutto può venire inciso sulla pelle che diventa così la tavolozza su cui raccontare il nostro presente, passato e futuro.

E come può mancare in una simile storia il capitolo dedicato alla gravidanza?

Sono molte infatti le donne che aspirano a vedere il loro “diventare mamme” trasformato in un artistico nuovo disegno sulla pelle e spesso, soprattutto se si tratta di vere e proprie patite dell’arte del tattoo, la voglia è così pressante da far balzare in testa un desiderio un po’ sopra le righe: “ e se mi facessi tatuare durante la gravidanza?”.

Beh care amiche, sappiatelo: mai desiderio fu più errato. I rischi infatti legati ad una simile decisione sono così variegati da lasciar ben poco spazio ai dubbi: un tatuaggio in gravidanza è di certo un progetto da rimandare.

Sebbene infatti l’igiene del tatuatore di vostra fiducia sia certo fuori dubbio, non sono solo le malattie a trasmissione venerea come l’epatite o l’AIDS a doverci preoccupare, ma anche le semplici controindicazioni di un atto traumatico come il tatuaggio per il nostro corpo:

  • gli agenti chimici contenuti nei colori possono influenzare negativamente lo sviluppo del feto durante le prime 12 settimane ma anche dopo
  • il sopraggiungere di eventuali  infiammazioni o reazioni allergiche che richiederebbero poi l’uso di farmaci come antibiotici, antistaminici o cortisonici, potrebbe rivelarsi alquanto problematico dato che solo alcuni medicinali sono consentiti durante la gestazione.

Insomma, i rischi sembrano essere ben più numerosi dei vantaggi e aspettare dunque pare la decisione più pratica ma anche più saggia. Ricordate però che l’attesa dovrà protrarsi sino alla fine dell’allattamento: anche il latte materno può infatti trasformarsi in veicolo per infezioni o malattie ancor più gravi e dunque, attendere che qualsiasi legame fisico cessi tra madre e figlio sarà una precauzione più che consigliata.

Ma se invece il tatuaggio già ci fosse?

Beh qui il discorso ovviamente cambia. Il pericolo per il piccolo è infatti in questo caso azzerato e ci si dovrà piuttosto preoccupare per la buona salute del tattoo. Soprattutto qualora esso si trovi nella zona del ventre lo stress che dovrà sopportare sarà infatti considerevole: la trazione a cui la pelle sarà sottoposta rischia infatti di danneggiarlo, per non parlare poi dell’eventualità di essere scalfito dalle smagliature, danno che, ci dispiace dirlo, ma rischia di essere irrimediabile.Come fare allora? La soluzione è solo una: tante, tante e ancora tante creme ed oli elasticizzanti. Se vogliamo infatti che così come la pelle si è tirata poi si ricompatti dovremo aiutarla come meglio possiamo: un’ottima soluzione pare essere la vitamina E, da prendere a mo’ di crema e usare regolarmente mattina e sera. Dopo pare che non resti altro da fare se non incrociare le dita.

Infine però una nota positiva pare esserci. Spesso infatti si dice che chi ha tatuaggi nella zona bassa della schiena non può fare l’epidurale: sbagliato! Gli studi effettuati sino ad oggi non hanno concluso niente di significativo in proposito e dunque nessun veto si porrà tra voi e l’anestesia con tattoo di mezzo. Comunque, se pensate che l’epidurale sia per voi una condizione essenziale del travaglio sarà bene informarvi per tempo: non sia mai che un anestesista pignolo avversi la vostra opera d’arte!

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