Quante di voi, unimamme, hanno mai sentito parlare del partogramma? Forse solo coloro che hanno partorito e poi hanno ritirato la cartella clinica.
Il partogramma consiste in una registrazione grafica dei fenomeni del travaglio e del parto, difatti è è un metodo efficace per rappresentare la progressione del travaglio.
Questa raccolta di informazioni comincia ad essere presa dal momento della diagnosi di travaglio, quindi sin da una dilatazione di 3-4 cm.
I dati presi riguardano molti fattori, di cui i principali sono:
Ogni due ore circa la visita vaginale viene ripetuta e i nuovi dati registrati.
L’obiettivo del monitoraggio del travaglio è quello di individuare il più precocemente possibile le anomalie, in modo tale da prevenire esiti negativi, sia per quanto riguarda la madre, sia per quanto riguarda il feto.
Oltre a compilare i dati, nel partogramma è presente un grafico, in cui si riporta la dilatazione cervicale (cerchietti) e il livello di presentazione della parte fetale (triangolini) ad una data ora. I dati vengono riportati ogni due ore e alla fine cerchietti e triangolini vengono uniti con due linee che si incrociano, a dimostrazione del corretto andamento del parto.
E per finire, una tabella suddivisa in colonne che corrispondono alle diverse visite e che riporta:
Inoltre si registrano pure:
Infine, sul partogramma si riporta se è stata fatta analgesia epidurale o se sono somministrati altri rimedi.
Allora unimamme, sapevate tutto ciò? Noi, lo ammettiamo, no! 😉
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