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Categoria Fertilità

Utero in affitto, coppia assolta

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Valentina Colmi

Oggi la Consulta deciderà sulla legge 40 relativa alla fecondazione eterologa, ancora illegale in Italia. Si tratta della possibilità – qualora uno dei due partner fosse sterile – di procreare un figlio con un ovocita o il seme di un donatore esterno alla coppia.

E’ il caso di due coniugi milanesi, lei 54 anni, lui 48, che vogliono avere un figlio. La donna non poteva rimanere incinta a causa delle cure per un tumore. Decidono – come riporta il Corriere –  di andare in India dove, dietro pagamento, hanno avuto un figlio con un utero in affitto: una donna ha portato a termine per lei una gravidanza con lo sperma del marito e di una donatrice anonima. Al loro rientro in Italia – il bambino è nato a gennaio 2012 – sono stati convocati davanti al tribunale di Milano per aver dichiarato il falso, ovvero che il figlio fosse il loro. Ieri la coppia è stata condannata ad 1 anno e 4 mesi, ma è stata invece assolta per essere ricorsa alla fecondazione eterologa.

Il gup di Milano ha motivato l’assoluzione dicendo che ormai, grazie alla tecnologia, la «definizione» di «maternità» è ormai «controversa», visto che si può rendere genitori chi altrimenti per natura non potrebbe esserlo. Il bambino è a tutti gli effetti figlio riconosciuto della coppia: il tribunale ha infatti bloccato la domanda di adottabilità che era stata aperta.

Stavo ascoltando questa notizia in auto stamattina assieme e mio marito e mi è venuto spontaneo chiedergli: “Tu faresti una scelta del genere?”. Lui mi ha risposto: “Non c’è niente di male, se due vogliono avere un figlio e non possono, visto che l’adozione è un cammino molto faticoso, perché non provare?”.

Io – a dir la verità – non sono così progressista: diventare mamma è difficile e faticoso quando il figlio è tuo, figuriamoci quando sai che quel bambino è di tuo marito con un’altra donna x di cui non si saprà mai niente. Dall’altra parte mi dico che è stata creata comunque una vita, non importa come, e forse già questo di per se è una risposta. 

E voi unimamme cosa ne pensate?

Valentina Colmi

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