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Categoria News

Alcuni studenti combattono la fame nel mondo: “The Real Junk Food Project”

Published by
Maria Sole Bosaia

Forse non lo sapevate, ma anche nei paesi occidentali, considerati “ricchi”, ci sono persone che faticano a mettere qualcosa nel piatto per se stessi e le loro famiglie.

Si stima infatti che mezzo milione di inglesi, per esempio, si rivolgano alle banche alimentari per sfamare le loro famiglie.

Nel frattempo però, nella stessa Inghilterra si producono 15 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari.

Per fortuna però, per ovviare a queste storture, esistono organizzazioni come The real Junk Food Project che si occupano di sfamare chi ne ha bisogno usando una tecnica molto particolare.

In pratica questa associazione, dove sono presenti molti ragazzi, intercetta i cibi considerati di “scarto” ma ancora buoni e commestibili e li utilizza per servire pasti a prezzi modici a chi altrimenti rimarrebbe senza.

Ma come si sceglie se qualcosa è commestibile o meno?

 Sam Joseph, ventiquattrenne direttore del progetto e laureato in Scienze ambientali, dichiara:

Ci affidiamo al nostro buon senso. La maggior parte degli alimenti che serviamo sono a basso rischio. Se una verdura non è ammuffita allora va bene“.

E per quanto riguarda gli approvvigionamenti?

Nella nostra civiltà “sprecona” non c’è niente di più semplice. I volontari infatti raccolgono prodotti da:

  • imprese locali
  • ristoranti
  • supermercati
  • mercati.

Per darvi una piccola stima sulle cifre, possiamo dirvi che vengono mobilitati 500 gr. di cibo indesiderato a settimana. Si possono servire 100 pasti al giorno e la banca del cibo rimane comunque fiorente.

Per quanto riguarda la dieta invece il menù differisce ogni giorno e zuppe e frullati non mancano mai.

I componenti di The Real Junk Food Project, per la maggior parte studenti, si impegnano per tenere aperta il più possibile la caffetteria, compatibilmente con i loro orari. Con la banca del cibo invece ci sono meno problemi, loro danno un sacchetto ai clienti e li invitano a servirsi.

Per il momento i ragazzi stanno andando avanti grazie a un fondo dell‘Unione Nazionale Studenti, ma non si escludono, ora che l’attività si sta espandendo, di adottare altre forme di finanziamento.

Per avere maggiori informazioni date un’occhiata alla pagina Facebook di The Real Junk Food Project.

Questa unimamme, è veramente un’iniziativa di cui essere orgogliosi. Spesso si parla di combattere la fame nel mondo, ma senza guardarsi davvero intorno.

Questi ragazzi invece l’hanno fatto e noi gliene rendiamo merito.

E i vostri figli unimamme, partecipano a qualche iniziativa simile?

 

 

 

Maria Sole Bosaia

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