La diversità più che essere trattata come una ricchezza spesso si trova a scontrarsi contro la paura e ad essere rifiutata. A fronte di un’ottima iniziativa del governo danese, il controllo e la prevenzione di malattie per il nascituro, scopriamo che c’è un altro lato della medaglia molto meno edificante. La sindrome di Down come ben sappiamo soffre purtroppo l’esistenza di molti pregiudizi.
In Danimarca c’è stata una forte campagna di prevenzione per le malattie prenatali. Il governo ha diramato nel 2004 delle linee guida di controllo molto rigide, che hanno portato sicuramente molta più consapevolezza e prevenzione, ma anche un inasprimento del paese nei confronti dell’accettazione.
Uno studio riportato dal British Medical Journal ha indagato gli effetti di queste linee guida e ha scoperto che adesso il 95% delle coppie sceglie l’interruzione volontaria nel caso sia presente una Trisomia 21. Una percentuale altissima, che non ha impedito però a Emmy di venire alla luce e mettere in evidenza alcune contraddizioni.
I genitori di Emmy avevano una percentuale di rischio bassissima: 1:800 eppure Emmy è nata affetta da Trisomia 21. Sebbene la sua famiglia viva ad Aahrus, la seconda città per grandezza della Danimarca, le difficoltà per i genitori sono state subito evidenti: impossibile per loro trovare un asilo. Da questa situazione è nato un progetto fotografico sulla vita della bambina, a cura di Mario Wezel. Il suo nome è “Uno su ottocento” e in questa pagina ne potete vedere alcune foto.
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