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“Il magico mondo dell’autismo”: una nuova teoria dalla ricerca scientifica

Published by
Maria Sole Bosaia

Unimamme, tra i vari studi riguardanti l’autismo dobbiamo segnalarvene uno molto particolare, in cui questo disturbo viene associato a una specie di “spettacolo di magia”.

Autismo: una nuova interpretazione

La riflessione di questi scienziati parte dal presupposto che il cervello sia una grande macchina capace di fare previsioni, in quello degli autistici però vi è qualcosa che impedisce alla traiettoria del pensiero di proseguire indisturbata.

Secondo loro infatti la capacità di prevedere i comportamenti del mondo esterno si riflette in alcuni sintomi tipici dell’autismo:

  • deficit linguistici
  • deficit sociali
  • comportamenti ripetitivi
  • ipersensibilità agli stimoli.

Pawhan Sinha, a capo della ricerca che si è svolta presso il MIT dichiara che a volte, nella comunità scientifica, si parla della teoria del magico mondo dell’autismo, questo perché caratteristica fondamentale di una performance magica è la sorpresa, l’imprevedibilità, ovvero quello che sperimentano i piccoli autistici.

Come sottolinea ancora Sinha, la loro è una ricerca che raduna molte teorie diverse per trovare gli elementi in comune.

I ricercatori del MIT sostengono che una previsione alterata spesso conduce ad ansia che può essere ricondotta a comportamenti dello spettro autistico.

Una delle caratteristiche delle persone autistiche, per esempio, è quello di essere sensibili agli stimoli sensoriali perché il loro cervello non è in grado di abituarsi ed è costantemente eccitato.

L’ipersensibilità è al centro di un altro tentativo di unificare i sintomi dell’autismo, in pratica si sostiene che i circuiti cerebrali iperattivi possano diventare autonomi e seguire un proprio sviluppo.

Secondo Pawhan Sinha invece il mondo appare iper-intenso agli autistici perché imprevedibile. Le difficoltà sociali quindi derivano da una incapacità di collocare i comportamenti in un contesto, stessa cosa per i comportamenti ripetitivi che sarebbero un modo per mettere ordine nel caos.

A sostenere ulteriormente questa teoria c’è anche la scoperta che alcune aree del cervello legate alla predizione sono implicate nell’autismo.

Unico neo di questa ricerca è che non affronta il “difetto” di fondo del cervello che impedisce la predizione.

Unimamme, grazie a questi tipi di studi e altri come il test sulle emozioni dei piccoli autistici speriamo che la scienza arrivi presto a trovare le cause di questa malattia e un modo per aiutare ancora di più i bambini e le loro famiglie.

Voi cosa ne dite?

Maria Sole Bosaia

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