Quando aveva solo 19 anni Wendy è stata colpita da un’auto al cui volante vi era un ubriaco e da allora la sua vita è cambiata per sempre rendendola tetraplegica.
Ma anche se non poteva più usare tutti i suoi arti come avrebbe voluto Wendy non si è data per vinta ed è diventata co-fondatrice del Raw Beauty NYC, un progetto fotografico che mira a sovvertire gli stereotipi sulle donne disabili.
Wendy Crafword infatti è fermamente convinta che anche per le donne disabili sia possibile superare gli ostacoli e condurre una vita appagante e gioiosa diventando fonte di ispirazione per le altre.
Come ribadito anche dal progetto di Elisa Godkind, anche Wendy vuole sottolineare che la bellezza non è una sola e non è solo negli occhi di chi guarda ma irradia dalle persone.
Ecco quindi che a partecipare all’iniziativa di di Wendy Crafword sono donne che sono state colpite da malattie o incidenti, ma non hanno perso la forza di lottare e vivere la propria vita.
Aimee Hoffman (paraplegica e con la mielite trasversa): “invece di vergognarmi della mia disabilità sto imparando a possederla e ho un forte senso di me stessa. Stiamo entrando in una nuova era dove le persone si stanno accorgendo che la bellezza ha diverse forme, colori e dimensioni.
Andrea Dalzell (mielite trasversa): uso la mia sedia a rotelle non come una seduta ma come un mezzo con cui attraverso gli ostacoli che vorrebbero rallentarmi”.
Angela Rockwood (lesione al midollo spinale): “la vita è un dono e quello che ne facciamo è il nostro regalo verso il mondo, gli altri e noi stessi”.
Carlana Stone (problema al midollo spinale): “sono passata da cheerleader a paraplegica. La mia identità si basava sulla mia fisicità. All’improvviso ho dovuto ridefinire chi ero”.
Cheryl Price (ha una lesione al midollo spinale fin dalla nascita): convivere con la disabilità ha sicuramente influenzato quello che sono e come guardo il mondo, ma la disabilità non definisce chi sono”.
Christy Cruz: “mi sento come una donna capace di una moltitudine di espressioni e che sfoggia eleganza e integrità”.
Danielle Sheypuck: “sono per un cambiamento rivoluzionario dell’immagine delle donne disabili. Dobbiamo promuovere il nostro valore come partner, così come modelli e consumatori di bellezza nel mondo della moda”.
Deborah Mellen (paraplegica): “mi sono innamorata della vela. L’acqua è un elemento che mi ha offerto la libertà che non riuscivo più a trovare. Tuttavia sogno di navigare più in grande”.
Donna Walton (ha subìto un’amputazione a causa del cancro): “ho trovato conforto nel ricordare che la vita non è come affronti la tempesta ma più come riesci a danzare nella pioggia. Ho preso i pezzetti della mia vita ormai infranta, per farne un arazzo di bellezza e potere nel modo in cui vivo la mia disabilità”.
Sarah Tabor (paraplegica): “ho provato l’hockey da slitta per anni, anche se è difficile. Me ne sono innamorata immediatamente e continuo a scoprire cose divertenti”.
Tracy Schimitt (4 volte amputata): “speaker, facilitatrice, atleta, artista, sono nata amputata in 4 arti: braccia e sotto le ginocchia. Nei miei 40 anni di vita ho sperimentato più cose che molte persone in una vita intera”.
E voi unimamme, che ne pensate? Cosa è per voi la bellezza? Se volete potete vedere altre grandi donne sull’articolo dell’Huffington Post.
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