Spesso si pensa ai bambini autistici come chiusi nel loro mondo, completamente distaccati da quel che accade intorno, ma questa è un’immagine che il dottor David Oppenheim, professore di Psicologia presso il Centro per lo studio dello sviluppo infantile ed ex presidente del dipartimento di Psicologia dell’Università di Haifa, fatica ad accettare a seguito delle sue ricerche.
Secondo il suo parere infatti si può parlare di attaccamento anche per una persona affetta da autismo. Compiendo diversi studi ed esperimenti, Oppenheim ha dimostrato che anche i piccoli affetti da autismo si affezionano alle proprie madri in un modo che somiglia a quello dei ragazzini con sviluppo neurologico tipico.
Questo avviene grazie alla capacità dei genitori di pensare, capire e accettare le esperienze interiori dei figli, ovvero utilizzando l’insightfulness, la comprensione empatica che consente loro di guardare il mondo dal punto di vista del bimbo affetto da autismo.
I modi in cui i bambini autistici mostrano il loro attaccamento nei confronti della mamma possono essere diversi, così come lo sono quelli dei piccoli con sviluppo tipico.
Però è certo che anche questi bimbi mostrano un vero attaccamento nei confronti delle persone che si occupano di loro, li “usano” infatti come una sorta di base per esplorare il mondo e fonte di conforto nelle situazioni di stress.
“I figli di madri con insightfulness si sentono più accettati nei loro comportamenti palesi, nelle motivazioni più profonde, nei pensieri e nei sentimenti che guidano il loro modo di agire. Questa capacità genitoriale aumenta probabilmente il sentimento di fiducia dei bambini verso i loro caregiver sentendoli come una fonte di conforto, calma e autoregolamentazione” dichiara lo stesso Oppenheim.
Ecco come si è svolta la ricerca:
I risultati hanno mostrato che il 42% dei piccoli prova attaccamento verso le figure genitoriali. Il restante 58% invece ha un attaccamento insicuro.
Questo è davvero un ottimo risultato perché solo leggermente inferiore a quello raccolto con i gruppi di controllo con bimbi dallo sviluppo tipico.
Nel 2004 un esperimento con bimbi con sviluppo tipico aveva dato i seguenti risultati:
Dai dati è emerso che le mamme dotate di comprensione empatica hanno più probabilità di avere figli con attaccamento sicuro.
Dunque è innegabile che la comprensione empatica aiuta sia bimbi autistici che bimbi neurotipici, naturalmente quelli affetti da autismo sono in grado di svilupparsi meglio se le mamme riescono a vedere il mondo con i loro occhi.
Ma come si valuta l’insightfulness, vi starete domandando voi.
Il professor Oppenheim indica che la sicurezza o insicurezza dell’attaccamento di un soggetto è determinata dal modo in cui ritrova la mamma dopo la separazione. Questi sono i segnali distintivi:
che per gli autistici è più limitata rispetto ai normodotati.
Per quanto riguarda i genitori la comprensione empatica è stata valutata tramite una tecnica di video replay chiamata: Insightfulness Assessment.
In pratica, dopo aver visto dei video in cui interagiscono con i bimbi le mamme doveva spiegare i pensieri e i sentimenti dei bambini.
“La comprensione empatica si esprime nel momento in cui le mamme riescono a pensare le motivazioni che sono alla base del comportamento del figlio” dichiara Oppenheimer
Alle mamme quindi è stato chiesto di avere una mentalità aperta circa sui nuovi e inaspettati comportamenti del ragazzino così da poterlo osservare in modo multidimensionale. Cercare di comprendere meglio l’importanza dell’attaccamento per questi bimbi, aiuta a decifrarne le difficoltà nel cercare intimità e comfort.
Naturalmente la tecnica del video replay oltre ad aiutare i bimbi può fare lo stesso con i genitori:
La ricerca israeliana è stata presentata anche in Italia in questi giorni. Magda Di Rienzo, responsabile del Servizio Terapie dell’istituto Regina Elena che ha ospitato l’incontro: “un’impostazione che mette sempre il bambino al centro dell’osservazione e della terapia e che richiede agli adulti (clinici, genitori, insegnanti) lo sforzo di comprendere in “quali luoghi” il bambino abita per poterlo raggiungere. Un impegno che chiama genitori e terapeuti a trovare insieme i mezzi comunicativi atti a favorire il processo empatico e il dispiegamento delle abilità cognitive”.
Unimamme, noi speriamo che i continui aggiornamenti sulle ricerche dedicate all’autismo, come quella che abbiamo presentato, contribuiscano a migliorare il benessere di questi bambini e delle loro famiglie.
Voi cosa ne pensate di queste ultime scoperte?
(Fonte: L’Eco di Bergamo.it/Yahoo.com/ Dire.it)
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