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Attualità

Nasce dopo 4 anni di tentativi grazie alle cellule staminali della madre FOTO

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Maria Sole Bosaia

 

La scienza ha fatto un nuovo passo avanti nella lotta contro l’infertilità grazie alla nascita del piccolo Zain, un bimbo venuto alla luce grazie alle cellule staminali.

Cellule staminali e lotta contro l’infertilità

 

 

Il nuovo metodo è stato sviluppato da ricercatori canadesi i quali hanno studiato il problema dellinfertilità femminile causato dalla scarsa qualità degli ovuli. Per ovviare a tutto ciò gli scienziati hanno prelevato delle cellule staminali da ovuli sani che però non si erano ancora sviluppati, ringiovanendo quelli vecchi.

Determinante il fatto che, diversamente dalle altre staminali che possono svilupparsi anche in altre cellule del corpo, le staminali degli ovuli giovani diventano solo ovuli.

Infertilità femminile: la risposta nelle cellule staminali?

Per poter procedere la mamma di Zani, Natasha Rajani, si è sottoposta a un’operazione per prelevare una piccola parte di tessuto ovarico in laparoscopia. Gli esperti di OvaScience a cui si è rivolta la donna hanno poi identificato e rimosso le cellule staminali e le hanno purificate estraendone i mitocondri.

I mitocondri sono le centrali elettriche delle cellule, forniscono energia a tutto ciò che fanno queste ultime. Aggiungendo i mitocondri alle uova deboli e allo sperma del marito di Natasha i risultati della fecondazione in vitro sono migliorati visibilmente.

Era da 4 anni, che la coppia cercava di concepire un figlio, inutilmente. La donna aveva già provato l’inseminazione intrauterina e un percorso neuropatico, ma senza risultati. “Ho cercato di rimanere positiva, di pensare che c’era una luce alla fine del tunnel e un bambino ad aspettarmi” ha riferito la donna al Time.

Nel corso del primo tentativo Natasha ha prodotto 15 ovuli, ma solo 4 sono stati fecondati. Uno di essi si è sviluppato al punto da poter essere inserito nell’utero della donna.

Uno dei 4 embrioni prodotti è diventato il piccolo Zani, mentre gli altri 2 sono stati congelati qualora la famiglia Rajani desiderasse altri figli.

La chiave di tutto il processo risiede nei mitocondri, che provengono direttamente dalla mamma e hanno il suo DNA e quindi allontanano eventuali problemi di carattere etico, che invece sono stati sollevati nel caso di bambini nati da 3 genitori e su cui si è già espresso un giudice inglese.

“Potremmo essere sull’orlo di una scoperta rivoluzionaria” dichiara il dottor Owen Davis della American Society of Reproductive Medicine. A fronte di questo entusiasmo la sperimentazione non è però disponibile negli Stati Uniti. La Food and Drug Administration ritiene infatti l’uso dei mitocondri una sorta di terapia genetica.  Fino a questo momento però 3 dozzine di donne hanno tentato questa tecnica  e 8 di loro sono rimaste incinte.

Dal momento che questa tecnica è così nuova sono ancora in molti ad essere scettici. Secondo loro mancano ancora dati per comparare i tassi di gravidanza delle donne con problemi di fertilità che si sono sottoposte alla fecondazione grazie alle cellule staminali e quelli che invece non l’hanno fatto.

Non è stata portata avanti nessuna sperimentazione medica formale, ma ora OvaScience progetta di condurre 1000 cicli usando questa tecnica in modo da fornire più dati e già in estate dovrebbero nascere altri bambini con questo procedimento.

“Noi vediamo Zain come simbolo di speranza per tutte quelle coppie che lottano contro l’infertilità, mentre il processo è lungo, emozionante e spossante c’è una luce alla fine e per noi quella è Zain” ha riassunto Natasha.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa scoperta che forse potrà alleviare il dolore di tante persone colpite da infertilità?

Voi la usereste?

 

 

Maria Sole Bosaia

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