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Olio di Palma nel latte dei neonati: ecco perché è così nocivo

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Maria Sole Bosaia

Unimamme, torniamo a parlarvi dell‘olio di palma, ingrediente di tante merendine e biscotti ma non solo.

Per fare chiarezza bisogna sottolineare che fino a pochi anni fa si parlava della presenza di oli vegetali nel latte per neonati ma ora possiamo affermare che dietro questa dicitura si nasconde l’olio di palma. 

Olio di palma: gli esperti si interrogano sull’impatto sulla salute dei bambini

Si tratta di un ingrediente che non è indispensabile o insostituibile per i piccoli, anzi, non ci sono prove che migliori la frazione lipidica del latte artificiale, semplicemente lo rende simile a quello preparato con altri oli vegetali.

Esistono però produttori come:

  • Carrefour
  • Sicura
  • Coop

che hanno deciso di non inserire l’olio di palma nel latte in polvere destinato ai bambini.  La Coop, per esempio, motiva questa questa scelta citando gli studi che dimostrano gli effetti negativi sulla salute.

La tecnologa alimentare Fabiana Fanella ha tentato di capire cosa venisse usato, in precedenza, invece dell’olio di palma ma le sue ricerche non hanno portato a sostanziali scoperte.

“Suppongo che si usassero grassi di origine animale invece che vegetale, ma non è possibile confermarlo” ha dichiarato l’esperta su Il Fatto Alimentare.

Per quanto riguarda invece le altre aziende che mantengono l’olio di palma nel latte in polvere per bambini, queste, tra cui Humana Italia, ne giustificano l’utilizzo sostenendo che nel latte materno ci sono molti acidi grassi come:

  • acido palmitico
  • acidi grassi essenziali

che sono poco presenti nel latte vaccino. Nel loro latte per l’infanzia si possono trovare specifiche miscele di oli:

  • palma
  • colza con basso contenuto di acido erucico
  • girasole
  • oli ricchi di acidi insaturi polinsaturi

tutti questi elementi hanno come risultato una composizione di grassi adatta alle esigenze alimentari dei bambini.

L’azienda Mellin, per esempio, dichiara di rispettare le leggi europee e, da parte sua, assicura di creare un latte che si avvicini sempre di più a quello materno. Dunque in quest’ottica l’olio di palma viene utilizzato perché ricco di acido palmico, un tipo di acido grasso presente nel latte materno e per la sua percentuale di acido oleico e linoleico.

Neolatte, accampa motivazioni simili, sottolineando la stabilità dell’olio di palma ricco di acidi grassi saturi che consentono anche una maggior tenuta del prodotto. Anche in questo caso l’azienda insiste nell’avere tutte le certificazioni in regola.

Stando a quanto riportato da uno studio sull’olio di palmisto pubblicato dal Centro Internazionale di Informazione sulle Biotecnologie si è evidenziato che la presenza di questo derivato nel latte artificiale, può dare problemi a:

  • l’equilibrio metabolico di calcio e grassi
  • problemi gastrointestinali nei lattanti

Il palmisto però non è un ingrediente del nostro latte e inoltre contiene l’80% di grassi saturi al posto del 50% di quelli di palma.

A questo punto però bisogna sentire anche “un’altra campana”, per la precisione quella del dottor Enrico Gasparini dell’Ospedale di Macerata che, insieme a Mario de Curtis del reparto di Neonatologia dell’Ospedale Umberto I ha stilato e pubblicato un documento contenente la liste dei latti formulati in commercio in Italia.

Secondo Gasparini l’olio di palma non sarebbe così nocivo come sembra. Nel complesso, i dati non evidenziano mancanze di mineralizzazione ossea o possibilità di patologie cardiovascolari e diabete.

Ancora più importante è il fatto che le formule contengono in media una percentuale di grassi saturi pari al 35-45%, quasi pari a quella del latte materno e inferiore a quella del latte vaccino (65%).

A tutto questo poi va aggiunto che l’acido palmitico è l’acido grasso prevalente sia nel latte di donna che in quello vaccino.

“Non capisco perché non potrebbe essere presente anche nel latte per neonati” conclude Gasparri.

L’esperta Fanella invece è molto più cauta.

“Bisognerebbe spingere le aziende a riportare sulle etichette le percentuali dei vari acidi grassi saturi, come palmitico, miristico, laurico, stearico” incalza Fanella “ il problema è l’accumulo: il neonato comincia già ad assumere olio di palma, poi in fase di svezzamento arriva il biscottino con olio di palma, poi cresce e arrivano le merendine e biscotti tutti con olio di palma… Tutti grassi saturi di cui il bambino non ha bisogno in elevata quantità. Non si vuole stigmatizzare un solo ingrediente o un solo tipo di alimento, ma è necessario avere una visione globale della questione”.

Fanella infatti dichiara che l’olio di palma non è “cattivo” ma porta con sé anche acidi grassi saturi che conducono a:

  • ipercolesteromia
  • iperglicemia
  • problemi cardiovascolari

Per concludere si può osservare che scegliere un latte artificiale con olio di palma non sia una scelta sbagliata ma le aziende potrebbero riconsiderarlo come ingrediente dal momento che non è assolutamente indispensabile.

Unimamme e voi cosa ne pensate del parere di questi esperti e degli studi sull’olio di palma?

Voi cosa avete scelto per l’alimentazione dei vostri piccoli?

 

Maria Sole Bosaia

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