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Il 41% dei pediatri non informa sui rischi dei raggi x sui bambini

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Maria Sole Bosaia

raggi Xraggi XSecondo i dati emersi da un’indagine tra i Soci della Società italiana di pediatria, fisici, medici e radiologi mostrano una scarsa conoscenza delle questioni relative alle dosi di radiazioni ionizzanti somministrate durante gli esami radiologici.

Per i dati Istat la popolazione pediatrica è composta da 8,5 milioni di bambini, ovvero il 14% dell’intera popolazione, mentre gli esami radiologici eseguiti annualmente sono quasi 40 milioni. Di questi 1/10 sono esami pediatrici.

Raggi x e bambini: i risultati di un’indagine sui rischi

L’indagine sottolinea che:

  • più della metà dei pediatri ha appreso lezioni di radioprotezione durante gli studi universitari o della specializzazione
  • il 91% è interessato ad approfondire la tematica in ambito pediatrico e prenatale
  • il 41% non ha informato i pazienti dei rischi connessi a una determinata procedura radiologica.

In una note dell’Associazione Italiana di Fisica Medica si legge che l’eccessiva esposizione alle radiazioni ionizzanti potrebbe avere danni sulla salute nel lungo periodo e quindi i bambini, per una maggiore radiosensibilità possono essere più soggetti al danno.

Luisa Bigozzi, presidente di Aifm, sottolinea su Vitanon è mai possibile fornire un dato certo sul rischio. La dose che un paziente assorbe durante un esame è molto variabile e dipende da diversi parametri, alcuni tecnologici, altri anatomici, per cui la stima di una dose efficace andrebbe personalizzata”.

Il paziente però dovrebbe essere consapevole dei benefici/rischi legati a un esame che deve essere:

  • appropriato al quesito clinico
  • giustificato nella sua esecuzione (necessario e non sostituibile con altre metodologie di diagnosi)
  • ottimizzato: capace di produrre immagini di qualità adeguata al quesito diagnostico utilizzando la minima dose per il paziente

la responsabilità della giustificazione viene condivisa tra il medico prescrivente e specialista,  l’ottimizzazione è a carico di quest’ultimo e del Fisco medico che suggerisce le tecniche di esposizione da adottare per ridurre i rischi per il bambino.

Per ridurre al minimo le radiazioni erogate ai bambini nelle procedure radiologiche bisogna:

  • eseguire l’esame solo se vi è un evidente beneficio
  • impiegare la minima quantità di radiazioni necessarie
  • limitare l’esame al solo distretto anatomico necessario
  • evitare scansioni multiple
  • utilizzare metodiche alternative se possibile

Unimamme, voi cosa ne pensate di questi risultati? Pensate che i medici dovrebbero aggiornarsi al riguardo?

Noi vi lasciamo con la notizia di una tac speciale che aiuta i bambini dell’Ospedale Bambin Gesù.

Maria Sole Bosaia

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