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Categoria News

Scegliere il sesso del nascituro: c’è chi spende fino a 100 mila dollari

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Maria Sole Bosaia

Tempo fa vi abbiamo parlato della diffusione dell’aborto selettivo in alcune aree del mondo, pratica attraverso la quale le famiglie decidono di abortire bambine per avere solo figli maschi.

Oggi torniamo su un argomento simile: la diffusione della possibilità di scegliere il sesso del nascituro tramite la fecondazione assistita.

Già di per sè la fecondazione assistita non è da considerarsi una passeggiata, sia in termini emotivi che economici, ma c’è chi pur di garantirsi un bambino o una bambina non si pone limiti. E’ ad esempio il caso  dei Costa, la coppia americana (ritratta nella foto) che ha speso 100 mila dollari per assicurarsi una bambina tramite la fecondazione in vitro.

Scelta del sesso alla nascita: opinioni discordanti

.Jennifer Lahl, fondatrice e presidente del Center for Bioethics and Culture Network, si oppone a questa pratica. “I bambini non sono fatti per essere ordinati come una borsa di Praga” dichiara la donna.

La percentuale di nascite tramite selezione del genere grazie alla scienza non è ancora stimabile. A fronte della mancanza di dati ufficiali il dottor Jeffrey Steinberg stima però che l’85% dei suoi clienti di Manhattan e Los Angeles si rivolgano a lui per decidere il sesso di nascita.

La maggior parte degli americani, ma anche buone percentuali di inglesi, indiani, ecc.. compie lunghi viaggi pur di assicurarsi questo privilegio.

“Molti di loro non hanno problemi di fertilità, vogliono solo assicurarsi di aveva un maschietto o una femminuccia. Non importa se è il primo o quarto figlio o quanto costa”.

Il dottore sostiene che negli ultimi 5 anni c’è stato un incremento del 250% delle richieste.

Scegliere il sesso di nascita però costa molto (4 mila euro piu’ il costo della fecondazione assistita). Nel caso specifico dei Costa i genitori volevano assicurarsi di avere una bimba dopo due maschietti. “Volevo avere una figlia. Amo i miei due figli maschi e non li cambierei per nulla al mondo ma avere una figlia era molto importante per me” ha dichiarato la donna.

Dopo un ciclo di fertilizzazione i risultanti embrioni vengono testati per la Sindrome di Down e per altre possibili malattie genetiche. Si tratta della procedura di preimpianto genetico. A questo punto solo gli embrioni del sesso desiderato vengono impiantati nella mamma.

Il primo ciclo ha portato alla famiglia 5 embrioni maschi, che la donna ha preferito “donare” alla clinica, nel 2013 la donna ha fatto un altro ciclo per il costo di 16 mila dollari che le ha portato una potenziale femmina. Purtroppo la donna ha avuto un aborto spontaneo poco dopo.

La donna ha ammesso che è stato devastante, ma ha deciso di proseguire più determinata che mai “il sostegno di mio marito è stato fondamentale”. Naturalmente la famiglia ha dovuto eliminare qualche extra per permettersi tutte queste cure speciali.

Finalmente, dopo altri 4 cicli di scarso successo le è stata comunicata la notizia che tanto attendeva: era in arrivo una bimba.

“Sono eccitata, affronto le cose un giorno alla volta. Mio marito e i miei figli sono eccitati quanto me perché sanno quanto ho atteso questo momento” .

Il tutto per una cifra complessiva di 100 mila dollari.

Il dottor Joel Batzofin, che non ha trattato al signora Costa, ma altri casi, dice di non avere alcun problema con la selezione del genere e assicura che il 10% dei suoi clienti chiede la selezione del genere, in modo particolare gli omosessuali che usano uova donate, il loro sperma e una mamma surrogata chiedono embrioni di sesso mascile.

Secondo le sue stime, comunque, le richieste di maschi e femmine si equivalgono. Secondo Batzofin infatti non c’è pericolo di creare una pratica di selezione sistematica come accade con l’aborto selettivo a scapito delle bambine in Cina e India.

Jennifer Lahl non vede la situazione così rosea e vorrebbe che l’America si allineasse con gli altri Paesi europei eliminando questa pratica. “Si tratta di giocare a fare Dio, possiamo avere bambini perfetti senza interferenze”. La donna si domanda inoltre come cresceranno questi bambini con tanta pressione sulle spalle per ottemperare alle aspettative dei genitori.

Unimamme e voi cosa ne pensate di questa opzione? Siete d’accordo con Jennifer Lahl o con la coppia Costa? Se fosse disponibile da noi la prendereste in considerazione o pensate che ogni figlio vada accettato come viene?

Maria Sole Bosaia

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