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I pensieri e le emozioni della mamma influenzano il bambino non ancora nato

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Valentina Colmi

Molti ricercatori hanno dimostrato che i pensieri negativi, le emozioni e lo stress sono dannosi per il feto, mentre l’ottimismo e le emozioni positive lo aiutano. I ricercatori mostrano che molto presto, subito dopo il concepimento, esiste già un livello di coscienza dell’embrione. E non è importante soltanto il ruolo della madre, ma anche quello del padre in relazione alla madre.

A partire dai 6 mesi, infatti, il feto può ascoltare e muoversi secondo il ritmo della voce materna e quindi impara a riconoscere se la mamma è contenta o se è arrabbiata. Pensate che alcuni studi hanno dimostrato che una cattiva relazione tra i genitori può aumentare il rischio di danni psicologici e fisici del 200%!

E’ biologicamente impossibile per un gene operare in maniera indipedente dal comportamento: alcuni sono creati per essere regolati dai segnali dall’esterno” dice lo psicologo Daniel Goleman.

Thomas Verny, fondatore dell’Associazione per la salute e la psicologia perinatale (APPPAH) sostiene che: “gli scienziati sono giunti a riconoscere gli organismi viventi come ‘sistemi dinamici ‘ in grado di riprogrammare attivamente i comportamenti dei geni per accogliere le sfide ambientali“.

Se si hanno pensieri positivi, gli ormoni “buoni” come l’ossitocina entrano più facilmente in circolo e aiutano i bambini a crescere.

Addirittura i pensieri positivi possono influenzare in maniera diretta il DNA dei bambini non ancora nati: un esperimento unico nel suo genere, dell’istituo di Hearth Math, un’organizzazione non profit dedicata alla ricerca e alla gestione dello stress emotivo ha usato il DNA placentare. Sono state infatti dati 28 fiale di DNA a 28 ricercatori, e si è scoperto che ogni campione di DNA plaentare “ha cambiato forma secondo le emozioni del suo ricercatore“. Con emozioni positive, come gioia, amore e gratitudine, i campioni si rilassavano, allungandosi. Con emozioni negative, come rabbia, paura o stress, il DNA si accorciavano e addirittura si spengevano molti dei suoi codici, per poi riaccendersi quando le emozioni tornavano ad essere positive.

In sostanza quindi, è vero che la connessione con la madre è più importante di ciò che si pensi: attente quindi unimamme in attesa a non essere eccessivamente preoccupate o ansiose. E voi unipapà ad aiutarle a restare serene il piu’ possibile. E’ vero il vecchio detto “il bambino lo sente”.

Valentina Colmi

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