Nel 2014 uno studio ha dimostrato che il 90% dei bimbi affoga sotto la cura di un adulto o adolescente.
In molti casi a determinare la disgrazia è un momento di disattenzione. Ecco quindi 8 consigli del Reader’s Digest per aiutarvi.
1- Non riescono a chiedere aiuto: il bimbo deve essere in grado di respirare per parlare. Quando una persona annega la sua bocca affonda sotto e riappare sopra la superficie dell’acqua. Non c’è tempo per espirare, inspirare e chiedere aiuto.
2- Non riescono a fare un gesto per segnalare la necessità di aiuto: una persone che sta affogando allunga le sue braccia ai lati e preme verso il basso per sollevare la bocca sopra l’acqua, un bimbo invece potrebbe stendere le braccia in avanti. Non riesce a spostare le braccia verso un soccorritore o raggiungere l’attrezzatura di salvataggio.
3- Rimangono in verticale sull’acqua: senza nessun segnale che stiano scalciando. Possono lottare per 20 o 30 secondi prima di andare a fondo.
4- I loro occhi sono vitrei: incapaci di focalizzarsi o chiusi.
5- I loro volti sono difficili da vedere: i capelli potrebbero coprire la fronte o gli occhi
6- La loro testa è in fondo: con la bocca a livello dell’acqua, la testa potrebbe essere leggermente piegata all’indietro con la bocca aperta. La testa di un bambino potrebbe cadere in avanti
7- Sono silenziosi: i bambini in acqua fanno sempre rumore. In caso non lo siano, sempre meglio controllare
8- Non sembrano in difficoltà: qualche volta il segnale più importante che qualcuno sta affogando è che non sembra stia affogando. Potrebbe sembrare che stia guardando il cielo o il bordo della piscina. Chiedete se si sente bene, se non risponde avete 30 secondi per entrare in azione
Unimamme e a voi è mai successo di dover soccorrere qualcuno in difficoltà?
Noi vi lasciamo con la storia di una bimba di 5 anni che ha salvato la mamma in piscina.
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