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Smettere di urlare contro i figli: 3 consigli da seguire

Published by
Maria Sole Bosaia

A tutte capita di perdere la pazienza e urlare contro i figli, magari sentendosi in colpa subito dopo. Non importa quanto amiamo i nostri piccoli, arriverà un momento in cui anche la mamma più pacata darà in escandescenza.

Urlare contro i figli: 3 suggerimenti

Secondo una recente ricerca succede al 100% delle mamme. Esistono però alcuni consigli da mettere in pratica per trovare la calma e affrontare la situazione in un modo migliore:

1) Pensare: parlare arrabbiate tra sé e sé di solito precede uno scoppio di urla. Quando una situazione genera angoscia, i pensieri di solito gareggiano nella nostra mente prima di gridare. L’esperta Renee Jain li chiama FAAT (primi pensieri automatici di rabbia):

  • bassa resilienza: “stai piagnucolando ancora, non posso gestirti così”
  • doveri: “come osi gettare a terra il cibo, dovresti comportarti meglio di così!”
  • condanna: “non mi lasci dormire, sei così bisognoso!!”
  • assestare la situazione: “questa è la situazione più brutta che poteva camminare, perché sta accadendo?”
  • pensieri e sensazioni: “sono così arrabbiata che potrei gridare”
  • puntare le dita: “è tutta colpa tua”
  • potere/controllo: “ti mostrerò le conseguenze di questo comportamento. Devi ascoltare e rispondere in modo appropriato. Sono il genitore”.

Quando siete tranquilli potete riconoscere questi pensieri che non pronuncereste mai ad alta voce. Quando li pronunciate ad alta voce alla fine ve ne pentite o dite all’oggetto della vostra rabbia che non intendevate quello che avete detto.

Provate questo: quando state per gridare osservate i vostri pensieri FAAT. FIngete che i pensieri siano treni che vi passano sopra la testa, permettetegli di passare senza impedirglielo. Sentitevi liberi di indicarli come FAAT. Dopo un paio di minuti i pensieri passeranno e potrete trasformarli in pensieri coscienti.

In alternativa potete mettere su carta questi pensieri o registrarli sullo smartphone.

 

2) Sentire: ad alcuni di noi non è stato insegnato come esprimere i nostri sentimenti. Ci è stato detto spesso di calmarci, rilassarci o distrarci se siamo arrabbiati. Questo porta a reprimere sentimenti che hanno bisogno di essere processati. Cercate di nominare l’esperienza sensoriale. Dare un nome ai sentimenti di rabbia mentre accadono porta il tuo centro linguistico nella corteccia prefrontale. Questo ti consente di tenere meglio a bada le redini dell’urlo.

Nel corso di una ricerca finlandese è stato chiesto ai partecipanti di mappare ciò che stavano sentendo nel loro corpo.

Provate questo: quando sentite di stare per gridare, notate e nominate la parte del corpo dove sentite l’angoscia. Ecco alcuni esempi:

  • mi sento arrabbiato nel petto
  • sento un groppo alla gola
  • sento un irrigidimento nello stomaco

3) Fare: mettete in pratica i due passi citati prima, se lo fate arriverete al terzo, sentitevi come se aveste la possibilità di scegliere su come reagire. Quando mettete in pratica la consapevolezza dei vostri pensieri e sensazioni nel mezzo di un attacco di rabbia siete consapevoli della parte di voi che è turbata ma senza agire in preda alla frustrazione.

Provate questo: la prossima volta che sarete irritati dal figlio, compagno, amico, famigliare, le circostanze, osservate i vostri pensieri FAAT finché passano, nominateli quando sentite l’angoscia e poi non agite. C’è potere nella scelta di non reagire.

Unimamme, trovate utili questi consigli riportati su Huffington Post? Li metterete in pratica?

Noi vi lasciamo con un consiglio su come risolvere i capricci dei bambini.

Maria Sole Bosaia

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