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“Ho avuto un aborto spontaneo”: ecco dove le donne condividono il loro dolore

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Valentina Colmi

Jessica Zucker è una psicologa specializzata nella salute mentale riproduttiva e materna delle donne, che ha deciso di trattare le donne dopo la perdita in gravidanza.

Purtroppo però, nel 2012, mentre era incinta di 16 settimane del suo secondo figlio, ha avuto anche lei un aborto spontaneo. Ed è stato in quel momento, dopo che è accaduto anche a lei, che si è resa conto dello stigma e del silenzio che circondano l’aborto.

Dopo la sua perdita, ha quindi deciso di fare qualcosa.

Dell’aborto (spontaneo) non si parla abbastanza: l’iniziativa di una mamma psicologa

Instagram @Ihadamiscarriage

Jessica ha deciso di raccontare la propria storia attraverso degli interventi di altre mamme come lei e usando  l’hashtag #IHadAMiscarriage (Ho avuto un aborto spontaneo): ha infatti aperto l’account  Instagram @IHadAMiscarriage, dove le donne possono parlare delle proprie storie di perdita perinatale.  

Secondo il Congresso Americano degli Ostetrici e Ginecologi (ACOG), il 10% delle gravidanze clinicamente riconosciute si conclude con un aborto spontaneo e molte altre persone interromperanno la gravidanza prima ancora di sapere di essere incinta. La maggior parte degli aborti si verificano nel primo trimestre, e come ha detto ACOG, circa il 50% sono causate da anomalie cromosomiche.

Instagram @Ihadamiscarriage

Nel caso di  Zucker questo è avvenuto nel secondo trimestre. “La mia prima gravidanza è stata liscia, semplice e bella“, dice. “Mentre stavo incontrando donne nella mia pratica parlando di aborto spontaneo, bimbi nati morti, lutto perinatale … Non ero afflitta dall’ansia, mi sentivo che sarebbe andato tutto bene; qualche anno più tardi abbiamo deciso di riprovare. Sono rimasta incinta di nuovo in fretta, ma a 16 settimane ho iniziato ad avere delle perdite”. 

Ha cominciato il travaglio da sola a casa, ha tagliato da sola il cordone ombelicale e ha avuto un inizio di emorragia. Suo marito è tornato a casa e l’ha portata subito in ospedale dove ha subito una dilatazione per rimuovere i resti della placenta e della gravidanza.

Due ore dopo sono tornato in casa mia e non ero più incinta“, ricorda Zucker. “Quella è stata la cosa più profonda che sia mai avvenuta in vita mia. La più traumatica“.  

Instagram @Ihadamiscarriage

I test medici hanno rivelato che il feto aveva anomalie cromosomiche e che Zucker avrebbe probabilmente deciso di interrompere la gravidanza se lo avesse saputo. . Lei e suo marito hanno iniziato a provare di nuovo quando erano pronti e alla fine questa donna ha dato alla luce un bambino arcobaleno .

Sono stata [debilitata], psicologicamente nella mia gravidanza successiva” – “La gravidanza dopo la perdita … fondamentalmente ritorni sul luogo del tuo trauma”.

Questa esperienza ha cambiato la sua pratica clinica. “La mia perdita ha spaventato molto i miei pazienti e ha confortato altre persone”, dice a Self. “Nel modo più profondo ha cambiato la mia lente sul mio lavoro. Sono riuscita a capire queste donne dall’interno“. 

La ricerca indica che le donne vivono con vergogna e senso di colpa  il dopo gravidanza e la perdita.

Ogni anno ad ottobre, Zucker commemora il lutto perinatale con un progetto. Per esempio un anno ha realizzato delle magliette che incoraggiano le donne a fare conversazioni con le loro madri e le nonne sugli aborti.

Attraverso il suo account su Instagram e l’hashtag #IHadAMiscarriage, Zucker spera di mostrare ad altre donne che non sono assolutamente sole.

Condividendo il proprio dolore con altre donne di tutto il mondo,  le persone sentono questo senso di riconoscimento e una comunità solida“, dice. “Conosco bene quei sentimenti. In tanti commenti o messaggi, la gente dice: “avrei potuto scrivere a me stessa”. Parte del punto è dimostrare veramente che siamo più simili a quanto pensiamo“.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Intanto vi lasciamo con il post che parla del dolore nascosto di un aborto, quello che non si riesce a dire. 

Valentina Colmi

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