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Le persone con la Sindrome di Down sono felici, perché abortirle?

Published by
Maria Sole Bosaia

 

Unimamme, torniamo a parlare della Sindrome di Down in rapporto a quanto emerso di recente in merito alla situazione islandese.

Aborto e Sindrome di Down: una questione spinosa

L’Islanda è il primo paese europeo ad aver eliminato la Sindrome di Down, ma non l’ha fatto tramite terapie o trattamenti speciali, bensì con l’aborto sistematico.

Ma non è sola:

  • in Danimarca la percentuale di aborti scoprendo che il feto ha la Sindrome di Down è del 98%
  • nel Regno Unito il 90%
  • negli Usa l’85%
  • in Francia il 77%

In generale i genitori che fanno questa scelta pensano che la Sindrome di Down implichi l’avere una brutta vita.

Un famoso professore di Oxford Richard Dawkins ha addirittura sostenuto che è immorale lasciar nascere bimbi con la Sindrome di Down. Secondo lui i genitori che scoprono di avere figli con la Sindrome di Down dovrebbero abortirli e provare di nuovo.

Molti, all’interno della comunità scientifica, sostengono la tesi per cui l’aborto, in questo caso, serve a prevenire molto dolore. E a volte sono gli stessi medici a incoraggiare questo approccio.

Il riscontro è dato anche dalla testimonianza di molti genitori che hanno subito pressioni dai medici.

Di diverso avviso è il medico Brian Skotko, ricercatore ad Harvard, che nel 2011 ha pubblicato un sondaggio intitolato “Autopercezione delle persone con la Sindrome di Down”.

Il suo lavoro ha dimostrato che le persone con la Sindrome di Down hanno un alto livello di soddisfazione personale e sono, generalmente, persone felici.

Non solo. Anche i famigliari che li circondano provano un sentimento di soddisfazione, quindi le persone con la Sindrome di Down portano gioia anche a chi li circonda.

L’88% dei fratelli intervistati ha dichiarato di essere persone migliori per il fatto di avere fratelli o sorelle con questa Sindrome.

Un altro studio ha dimostrato che i genitori con un figlio con la Sindrome di Down divorziano di meno.

“Se si smette di pensare alla Sindrome di Down come a una malattia, il modo in cui trattate le mamme di questi bimbi cambierà radicalmente” sostiene l’attrice Sally Phillips che ha un figlio con la Sindrome di Down.

Ciò di cui i genitori hanno bisogno quando ricevono la diagnosi è sostegno, incoraggiamento, informazioni scientifiche reali.

Nel mondo ci sono 6 milioni di persone con la Sindrome di Down, come si legge sul Washington Post. 

Qualunque sia la decisione finale dei genitori, al di là delle difficoltà oggettive, bisogna considerare che anche la loro è una vita piena e degna di essere vissuta.

Noi vi lasciamo con la storia di Yulissa, la prima ragazza con la Sindrome di Down che insegna zumba.

Unimamme, voi cosa ne pensate?

Maria Sole Bosaia

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