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“L’induzione può essere quello di cui avete bisogno”: il racconto di una mamma

Published by
Valentina Colmi

Una mia amica partorirà a breve e siccome ormai ha superato il termine da quasi due settimane, i medici le hanno paventato la possibilità di indurle il parto. Lei non è molto felice, perché probabilmente si immaginava la rottura delle acque e via dicendo e perché forse l’induzione è più dolorosa visto che incominciano quasi subito le contrazioni piuttosto forti.

L’induzione del parto serve a non far rischiare mamma e bambino quando ci sono delle necessità o delle patologie come la pressione alta, che possono mettere a rischio o l’uno o l’altro o entrambi. Certo, non bisogna indurre prima della 39esima settimana senza una motivazione, ma a volte è l’unica soluzione.

La pensa così anche una mamma che ha raccontato la sua esperienza.

L’induzione del parto: perché è anche una scelta giusta

Ecco il racconto di Joelle Wisler su Scarymommy che pensiamo possa essere comune a molte di noi:

Quando le cose sono partite, il dottore è venuto da me per rompermi le acque. Guardando indietro a cosa è accaduto dopo, vedo le cose molte diversamente da allora. Oggi vedo la faccia preoccupata dal dottore. Oggi vedo una serie di persone che sono venute nella stanza, che parlavano tra loro e che preparavano delle cose. Ora vedo la nostra situazione da “da manuale” a “preoccupante””. 

Il dottore mi ha chiesto: “Le acque sono già rotte?”  

“Non credo“ ho risposto. Onestamente non avevo idea. Come facevo a sapere se mi si erano rotte. Pensavo sarebbe accaduto come nei film. Come un enorme, imbarazzante fiotto d’acqua che ci avesse investito in un ristorante e immediatamente avrei sentito dolore, giusto? Non avevo niente di tutto questo. 

Avrei dovuto sentire forse di perderle del tutto? Non ero sicura. A quel punto, le acque erano già rotte ed ecco perché il dottore era così preoccupato. Finché non sapevo se le mie acque si fossero rotte, il rischio di infezione per entrambi era molto molto grande. Quel giorno, non avevo idea se fosse così o meno.  

Le cose si sono svolte molto velocemente dopo. Hanno cominciato a monitorarmi, sono arrivati gli specialisti pediatri. Non mi hanno lasciato intendere la loro preoccupazione almeno fino a quando il bimbo non è nato, per questo li ringrazio.

Alla fine sono stata in grado di avere mio figlio naturalmente, ma dopo la nascita ha vomitato del meconio ed è stato 24 ore in incubatrice monitorato. A me sono stati dati degli antibiotici per precauzione.

Cosa avrei fatto se avessi atteso che la natura avesse fatto il suo corso? Non posso saperlo, non lo voglio sapere. Sono grata di aver ascoltato il medico per l’induzione e il mio cuore. Sono contenta di non aver dovuto dire alle persone che l’induzione fosse la scelta migliore o peggiore e che avrei aspettato.

Sono molto grata alla medicina moderna.

L’induzione può essere esattamente quello di cui avete bisogno che accada per avere un parto sicuro. Tutto quello che possiamo fare è ascoltare il nostro istinto e fidarci dei medici e provare a fare la scelta più giusta per noi e per i nostri figli”.

E voi unimamme cosa ne pensate? Come avete affrontato la vostra induzione al parto?

Intanto vi lasciamo con il post che parla di un bambino nato 39 giorni dopo la rottura delle acque. 

Valentina Colmi

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