Unimamme, vi parliamo spesso di ricerche scientifiche che dimostrano quanto il cervello dei bambini sia permeabile agli stimoli fin da tenerissima età, i piccini possono imparare molto, se solo avessimo la pazienza di insegnarglielo.
Non è facile capire le necessità e i bisogni di un bimbo che ancora non parla, spesso indicano qualcosa di confuso, si arrabbiano se non intuiamo subito di cosa si tratta.
L’insegnante Hana Hales sostiene che essere in grado di decifrare una necessità del proprio bambino è un grande aiuto.
Lei stessa usa il linguaggio dei segni con i suoi alunni e con i suoi figli ancora piccoli “possiedono capacità comunicative ma non verbali a quell’età”.
Krista Winner, audiologa di Nationwide Children’s Hospital, indica che il momento giusto per iniziare a insegnare il linguaggio dei segni ai piccoli è intorno agli 8-9 mesi.
I bimbi infatti sono abbastanza agili per fare i segni con le mani.
La parte dell’insegnamento può iniziare invece mesi prima.
Winner spiega che prima si comincia e meglio è “più tu ripeti e più loro vedono, più il loro cervello comincerà a ricordare”.
Lei suggerisce di cominciare con parole che indicano un’attività:
e poi usare i segni per parlare ai bimbi.
In pratica quando compite una di queste azioni mostrate il segno ai bimbi, quando il bagno è pronto o mettete il cibo nel piatto.
Se poi associate il segno alla vostra voce loro cominceranno a capirne il significato.
Hales, direttrice di una scuola, ha raccontato che nel suo istituto si usa il linguaggio dei segni al nido, i genitori sono entusiasti, poi alcuni lo adottano anche a casa, altri no.
“I bambini imparano più velocemente se si usano i segni a casa e al nido”.
Si possono insegnare segni come:
In realtà i bimbi potrebbero anche impararne di più, ma si tende a concentrarsi su quelli di auto aiuto.
Uno dei vantaggi del linguaggio dei segni è anche il fatto che i bambini imparano che possono controllare l’ambiente che li circonda con la comunicazione.
I segni aiutano i bimbi a sviluppare il linguaggio, non lo ritardano, il linguaggio dei segni insegna ai piccini a pensare criticamente.
Una mamma ha raccontato la sua esperienza con un figlio che aveva un ritardo nel linguaggio e che è stato aiutato nella comunicazione dai segni. Quando poi è migliorato, ha smesso di usarli.
L’insegnante Morgan Bennett sostiene di aver provato a insegnare ai figli parole come “pannolino” e “cambio”, ma senza risultati, forse perché i bimbi non hanno interesse.
Unimamme voi cosa ne pensate di questa proposta presentata su Columbus Parents?
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