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Scoperto il momento in cui si diventa destri o mancini

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valeria bellagamba

Quando si diventa destri o mancini? A lungo ci si è posti questa domanda, ora qualche risposta arriva dalla scienza. Nuove scoperte si devono ad uno studio italiano, condotto dalla ricercatrice Valentina Parma della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati – SISSA di Trieste e dal professor Umberto Castiello dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste – ASUITs, l’Ab.Acus di Milano e il Centro Linceo Beniamino Segre di Roma. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.

Il momento in cui i bambini diventano destri o mancini

La maggior parte delle persone sono destrimani, i mancini sono in minoranza e per fortuna non sono più discriminati né oggetto di pregiudizi come accadeva un tempo. Anzi, oggi si pensa che i mancini abbiano una marcia o in più o siano più intelligenti, visto che grandi geni della storia, come Leonardo Da Vinci, erano mancini.

Ma quando si diventa destri o mancini? Ci si nasce o ci si diventa in seguito?

Uno studio italiano ha risposto a questa domanda, con delle scoperte molto utili anche per il riconoscimento precoce dei disturbi neurologici.

La dominanza manuale, ovvero l’essere destri o mancini, si forma durante la gestazione e già alla 18a settimana si può conoscere se il nascituro sarà destro o mancino.

Lo studio italiano ha stabilito che la preferenza per l’uso della mano destra o sinistra e di altre parti del corpo è già definita quando il bimbo è ancora nel grembo materno. A questo risultato si è giunti usando l’analisi cinematica dei differenti movimenti del braccio del feto durante l’ecografia.

I ricercatori hanno studiato l’analisi cinematica per stabilire la dominanza manuale di 29 feti. Dopo 9 anni hanno confrontato le loro previsioni con la preferenza manuale dagli stessi bambini e bambine e il risultato ha mostrato un livello di accuratezza compreso tra l’89% e il 100%, a seconda dei parametri utilizzati. I bambini esaminati quando erano ancora feti nella pancia della mamma avevano la stessa preferenza motoria anche a nove anni di età.

Gli studiosi hanno analizzato i movimenti delle mani dei feti a 14, 18 e 22 settimane di gestazione tramite ecografia 4D, in sedute di 20 minuti l’una. Questa tecnica ha permesso di visualizzare l’immagine tridimensionale del feto in tempo reale e in movimento. Gli studiosi hanno esaminato tre tipologie di movimenti:

  • due di maggiore precisione, rivolti agli occhi e alla bocca,
  • e uno rivolto genericamente alla parete uterina.

I risultati hanno mostrato che, già a partire dalla diciottesima settimana, i feti muovono più frequentemente quella che diventerà la mano dominante, destra o sinistra, inoltre i movimenti di precisione compiuti con quello stesso arto sono molto più rapidi.

Movimenti fetali (Scientifc Reports, www.nature.com/articles/s41598-017-16827-y)

Lo studio dimostra che già in utero il sistema motorio del nascituro ha un elevato livello di maturazione e specializzazione. Si tratta di una scoperta molto importante, anche perché mostra le potenzialità ancora inesplorate di una normale ecografia, per approfondire le conoscenze scientifiche sulla vita prenatale e per scoprire in anticipo i disturbi neurologici e le malattie mentali. L’accuratezza della metodologia impiegata, infatti, apre ulteriori applicazioni in campo clinico, per il riconoscimento precoce delle patologie caratterizzate da asimmetrie a livello cerebrale, come la depressione, la schizofrenia e i disturbi dello spettro autistico.

La dominanza manuale è dovuta alla prevalenza di un emisfero cerebrale, quello controlaterale, sull’altro. Una caratteristica che in alcuni casi è stata associata a patologie che coinvolgono un’asimmetria cerebrale. La cinematica fetale potrebbe essere usata per identificare nuovi marcatori che consentirebbero di intervenire precocemente e compensare eventuali problemi di sviluppo, aprendo nuove frontiere alla prevenzione e cura delle malattie mentali e neurologiche.

Lo studio è stato riportato dalla rivista online Le Scienze.

Che ne pensate di questa scoperta unimamme?

Vi ricordiamo l’articolo: Il cervello umano dal feto all’adulto: le tappe del suo sviluppo

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valeria bellagamba

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