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Attualità

“Ho denunciato mio padre per il dolore provato”: il giudice gli dà ragione

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Maria Sole Bosaia

Unimamme, oggi vi parliamo di una sentenza storica che sottolinea una volta in più l’importanza della figura paterna.

“Privazione della figura paterna”: il figlio viene risarcito per danno esistenziale

Il procuratore di promesse calcistiche Vincenzo Trani ha ottenuto dal Tribunale di Matera un rimborso per “privazione della figura paterna”. E’ la prima volta che accade, perché in genere sono le madri di figli ancora minori che fanno causa ai padri.

Vincenzo infatti, non è stato mai riconosciuto dal comandante dei vigili di Tursi, Giovanni Sanchirico, ora sessantasettenne, ed ha accusato il padre di non essersi mai veramente interessato del figlio e delle sue necessità lasciando l’intera cura e sostegno, dal punto di vista affettivo ed economico, alla mamma Angiola Trani.

Trani, ormai quarantacinquenne, aveva chiesto un rimborso di 150 mila Euro per “danno esistenziale”, ma gli saranno risarciti solo 20 mila Euro.

Il rimborso economico non è ingente ma si tratta comunque di un ottimo passo avanti vedere condannare il mancato sostegno affettivo al di là dei danni materiali.

Il padre di Vincenzo, trasferitosi a Genova, è comparso nella vita del figlio solo in rarissime occasioni come la laurea, la cerimonia di nozze e qualche sporadica festa di compleanno.

Con questo comportamento, hanno sottolineato i giudici, ha compromesso “il compendio della crescita psico fisica” del giovane dal momento che la figura paterna è “un fondamentale punto di riferimento“.

“Ho denunciato mio padre per essersi rifiutato di considerarmi suo figlio. Il paesino dove sono nato è piccolo, appena 5mila abitanti e in quella cittadina incontravo spesso quello che sapevo essere mio padre. Quando, da bambino e poi da ragazzino, lo incrociavo, mi aspettavo da lui una carezza, un abbraccio, un bacio. Un segno d’affetto e d’amore. E invece da lui non arrivava niente. Faceva finta di non vedermi, di non conoscermi. E io soffrivo. Quella sofferenza ce l’ho dentro di me. E me la porterò tutta la vita. Ho deciso di citarlo in tribunale civile per fargli capire quanto dolore mi ha procurato quel suo atteggiamento di rifiuto”: si legge su Repubblica.

In realtà l’entità del rimborso sembra trascurabile rispetto a tutti gli anni di abbandono, ma ciò che importa è la condanna di un padre che abbandona il figlio, tenendo quindi un comportamento “consapevole e colposo.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa sentenza?

La ritenete giusta?

Noi vi lasciamo con la confessione di un padre che ammette di aver odiato sua figlia.

 

 

Maria Sole Bosaia

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