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La dipendenza da videogiochi è una malattia mentale: scoppia la polemica

Published by
Maria Sole Bosaia

Unimamme, magari tra i regali i vostri figli avranno ricevuto anche nuovi videogiochi e console.

Gaming Disorder: cos’è?

Non sapete però che, nel frattempo, l’organizzazione Mondiale della sanità ha stabilito che la Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD 11) verrà aggiornata aggiungendo anche il Gaming Disorder, ovvero l’ossessione da videogiochi che diventa una malattia mentale a tutti gli effetti.

L’aggiunta si verificherà quest’anno, nonostante le numerose polemiche da parte dei numerosi fan che trascorrono ore e ore davanti al televisore, ma che faticano a rinoscersi all’interno della diagnosi della malattia mentale.

Secondo l’Oms il gaming Disorder è un disturbo che si manifesta come comportamento ricorrente o persistente di sufficiente gravità, un compromesso controllo sul gioco che riguarda quanto spesso e quanto a lungo si gioca.

Inoltre bisogna tenere in considerazione la crescente priorità data al gioco a discapito degli altri interessi o la necessità di continuare a giocare nonostante le conseguenze negative come essere licenziati o perdere lezioni scolastiche.

La dipendenza di questa condizione significa che ora il Gaming Disorder può essere diagnosticato da un medico.

Naturalmente non tutti sono d’accordo con questa novità.

Un’utente ha scritto: “è facile etichettare tutto come una malattia. Cosa ne pensate di una cattiva educazione da parte dei genitori? o di pigrizia?”.

Un’altra utente ha le idee ben chiare: “sono i genitori che hanno problemi mentali. “Sono troppo pigro per essere un genitore.”

“Ascoltate genitori con ragazzi dipendenti dai video games… fate il vostro lavoro e limitate il loro tempo sui videogiochi o, ancora meglio, dite loro di NO! Oh no, non quello!! Non posso dire di no a quello, potrebbero fare una scenata o piangere perfino!! Questo è crudele!! Fate un favore alla società, fateli uscire e giocare.”

Qualcun altro pensa che questo possa fornire ai genitori negligenti una facile via d’uscita.

“Un intero gruppo di persone dirà alle proprie mogli e fidanzate di non arrabbiarsi per il fatto che stanno tanto tempo davanti ai videogiochi. Loro hanno una malattia, non possono farne a meno. Questo finirà male. Molte persone finiranno per riscuotere la disabilità perché non possono lavorare a causa della loro malattia. Non riescono a mantenere un lavoro perché la loro malattia li induce a giocare tutto il tempo”.

Altri invece, sostengono i videogiochi come distrazione, per esempio dalla depressione o da un lutto.

Unimamme, voi cosa ne pensate di queste diverse opinioni riportate su The Stir?

Noi vi lasciamo con un approfondimento su come i videogiochi possano cambiare il cervello.

Maria Sole Bosaia

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