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Scuola

Calcio e bambini: partita sospesa per insulti di un genitore

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Valentina Colmi

Il rapporto tra il calcio e i bambini dovrebbe essere sano. I dirigenti di una squadra di calcio sono stati costretti a sospendere una partita per colpa di un genitore maleducato. 

Si sa che i genitori a volte vorrebbero che i loro figli diventassero dei grandi campioni dello sport. Li considerano fenomeni, se non giocano sono incompresi dall’allenatore e devono essere sempre i più furbi pur di vincere.

Una volta mio marito ha fatto l’arbitro durante una partita di basket; in campo c’erano ragazzini di 12 anni. Io ero in tribuna e ho sentito tutti gli insulti che si è preso, con un gergo e un atteggiamento che non giustificavano quel match tra bambini poco più grandi.

Lo sport deve essere vissuto in maniera sana e divertente, senza implicazioni ed aspettative di alcun tipo. Ecco perché si moltiplicano nelle società i cartelli in cui si comunica ai genitori che i figli fenomeni non esistono e che ci si allena per imparare dei valori importanti, non certo per diventare i futuri Totti o Messi.

Calcio e bambini: un genitore insulta il campo, partita sospesa

A Venaus, in Val Di Susa, è accaduto un episodio sgradevole che ancora una volta ci deve far riflettere sul ruolo dei genitori. Si stava infatti disputando una partita tra la squadra locale e il Lascaris, categoria Esordienti 2006. In campo ci sono 18 bambini – 9 per team – e a questi livelli ancora non c’è un arbitro federale, ma un dirigente.

Ad un certo punto dagli spalti uno dei padri della squadra ospite ha iniziato a insultare pesantemente tutti incitando alla violenza: prima suo figlio, poi il guardalinee e anche i presenti. Il risultato? La partita – che vedeva anche il vantaggio del Lascaris per 2-0 – è stata sospesa. I dirigenti e l’allenatore Fabrizio Vigna hanno deciso di ritirare il Venaus perché la situazione era diventata davvero pesante e assolutamente fuori luogo, considerando che si trattava di una partita tra ragazzini di 12 anni. Dall’altra parte, il presidente del Lascaris Vincenzo Gaeta ha convocato una riunione con i genitori della squadra per parlare dell’accaduto.

Intanto su Facebook  la Asd Venaus calcio ha scritto un post rivolgendosi direttamente al padre del bambino, ricordandogli quanto sia fondamentale dare l’esempio ai nostri figli:

CARO GENITORE,
è molto apprezzabile che tu segua tuo figlio di dodici anni in una trasferta lunga come quella di Venaus (minimo 100 km tra andata e ritorno); sicuramente non è apprezzabile che tu trascorra tutto il tempo della partita ad insultare chi, per consentire a tuo figlio di giocare, si presta ad arbitrare magari rinunciando a seguire attentamente il proprio figlio (arbitrare in quelle categorie significa controllare che i ragazzi non si facciano male). Inoltre caro genitore pagare un biglietto per assistere ad una partita di calcio o pagare la retta di iscrizione di tuo figlio alla scuola calcio non ti attribuisce né il diritto di esibire dalla tribuna la tua sconfinata ignoranza danneggiando un clima che deve essere sempre sano (un mix perfetto di relax, aggregazione e divertimento) né creare danni alla società per la quale tuo figlio è tesserato.
Comunque, caro genitore, se ritieni che il tuo sia il modo giusto di comportarti, ti consigliamo vivamente di trascorrere i tuoi pomeriggi a casa perché agli occhi di un bambino di dodici anni non sei solo un esempio, ma un modello da imitare e dal quale imparare l’educazione e il rispetto degli avversari e dei ruoli”. 

Lorenzo Vigna, figlio dell’allenatore del Venaus, ha raccontato come si sono svolti i fatti al sito Torino Sportiva:

Quando mio papà ha sentito “spaccategli le gambe” esclamato da un genitore di un giocatore del Lascaris è finito tutto. Tutti a casa. Lui ha scaldato l’ambiente molti minuti prima andando fuori di testa, usando parole grosse contro l’arbitro per qualche piccolo fallo non sanzionato e addirittura prendendosela con un guardalinee di 14 anni per aver segnalato un fuorigioco. Ma come si può pensare che sia in mala fede quel bambino? Come si possono usare certe parole pensando di dare un esempio? Fuori, tra genitori, è scoppiato il caosNessuno è venuto alle mani, ma ci è mancato poco e comunque il parapiglia ha fatto sì che non si potesse più giocare. Quando mio papà ha capito che non c’erano più le condizioni ha fatto uscire il Venaus dal campo. Questo genitore ha anche detto “ecco a cosa si attaccano per non finire la partita con una sconfitta…” ma non ha capito che noi siamo abituati a perdere spesso e che non ci importava minimamente del risultato. Oggi è finito, nel senso che ha perso, il calcio. Voglio sottolineare lo stile e il comportamento perfetto da parte dei dirigenti del Lascaris, che non c’entrano nulla. Anche i nostri avversari sono stati danneggiati e ho sentito che il mister dei bianconeri ha detto “ma guarda per colpa di questi genitori cosa deve succedere…” vicino agli spogliatoi. Il risultato finale è stato vedere bambini in lacrime. Sarà contento quel genitore…”.

Domenico Delli Calici, allenatore del Lascaris dalla sua ha detto sempre a Torino Sportiva: “In panchina e in campo la mia squadra ha tenuto un comportamento perfetto. E’ stata una gara normalissima, con piccoli falli dovuti al fatto che tra le squadre ci fosse un’abissale differenza tecnica. Ma questi falli ci stanno, anche tra Esordienti. E’ il calcio. Quello che non è normale è terminare prima della fine una partita. Così l’abbiamo data vinta a qualcuno…Io avrei fatto uscire i genitori, piuttosto. La partita doveva terminare, altrimenti dico, che esempio diamo ai ragazzi? Le parole grosse così prevalgono…Questa cosa l’ho anche detta all’allenatore del Venaus, che però ha scelto di ritirare la squadra. Mi dispiace. Per quanto riguarda il Lascaris io so bene che tipo di insegnamenti vengano inculcati da me e dai miei colleghi allenatori ai giocatori. Chi sbaglia paga. Chi dà un calcio ad un avversario a palla lontana esce. Chi non rispetta le regole non gioca. L’avversario va sempre rispettato”.

Ancora Delli Calici: “Vedere i giocatori piangere dal nervoso mi ha fatto vergognare, perchè il fatto che una partita non sia finita è più triste che grave. Poteva succedere altre volte anche a noi, ma abbiamo preferito isolarci, richiamare chi si era comportato male in panchina, proprio come oggi, o togliere dai parapiglia i giocatori. (…) Sulla carta sarebbe uno 0-3 a tavolino per noi, perchè loro hanno abbandonato il campo. Ma ripeto. La partita non è finita e questo è tristissimo. Se è colpa dei genitori, cosa che verificheremo nei dettagli, sono loro che devono uscire e non dei ragazzini in lacrime…“.

E voi unimamme cosa ne pensate? Intanto vi lasciamo con il post che parla del fatto che nello sport non è importante vincere. 

Valentina Colmi

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