Un mini cuore artificiale è stato usato su una bimba di 3 anni: l’operazione le ha salvato la vita ed è quasi unica al mondo.
Si tratta di un intervento davvero quasi unico (il primo è avvenuto nel 2012) e ha permesso ad una bambina di tre anni di salvarsi la vita in attesa del trapianto.
E’ questa la sostanziale differenza: è vero che il modello di cuore artificiale paracorporeo, l’unico per il momento disponibile – che permette un 70% di sopravvivenza – non consente di far passare a casa il paziente in attesa del trapianto. Il dispositivo, una pompa cardiaca miniaturizzata che si chiama Infant Jarvik, ha avuto l’autorizzazione straordinaria dalla Food and Drug Administration (Fda) americana e del ministero della Salute italiano, visto che la sperimentazione non è ancora stata approvata ancora negli Stati Uniti.
“Se le premesse di minore morbidità e mortalità verranno confermate dai clinical trial che inizieranno entro il 2018, si tratta di una vera rivoluzione nel mondo dell’assistenza meccanica pediatrica. Negli ultimi 20 anni “per i piccoli pazienti è stato disponibile un solo modello di cuore artificiale paracorporeo, che se da un lato faceva registrare un 70% di sopravvivenza, dall’altro non permetteva la dimissione a casa dei pazienti. Adesso, sarà invece possibile dimetterli dopo l’intervento, permettendogli il reinserimento nel tessuto sociale e familiare in attesa del trapianto di cuore” si legge sul sito dell’ospedale.
La bambina è affetta da miocardiopatia dilatativa ed era in attesa di un trapianto (uno l’aveva già effettuato, chiamato Berlin Heart, che poi è stato rimosso anche a seguito di un episodio di emorragia celebrale). Successivamente è stata assistita con un sistema temporaneo di assistenza cardiocircolatoria e la sua unica possibilità era tecnica dell’Infant Jarvik 2015, che ha un’alimentazione con un cavo addominale.
ll vantaggio di questo dispositivo è appunto quello di evitare l’ospedalizzazione per i pazienti. “Il National Heart Lung and Blood Institute ha iniziato il programma PumpKIN nel 2004 per finanziare lo sviluppo e la valutazione clinica del Jarvik 20015 Vad e di altri dispositivi simili, poiché i bambini con insufficienza cardiaca avevano a quei tempi un numero davvero ridotto di opzioni che gli consentisse di rimanere in vita. Questo – ha detto Timothy Baldwin, responsabile Nhlbi del progetto PumpKIN – è vero ancora oggi. Tenendo conto di tutti gli sforzi fatti per arrivare fino a questo punto, l’apparente successo del primo impianto effettuato presso il Bambino Gesù è per noi molto gratificante”.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di un bambino che ha dato il proprio midollo ai suoi fratelli.
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