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Attualità

Primo trapianto di pene e scroto su un reduce di guerra (VIDEO)

Published by
Maria Sole Bosaia

Eseguito il primo trapianto di pene e scroto su un reduce dell’Afganistan.

Primo trapianto di pene e scroto: un successo

Per i medici del Johns Hopkins Hospital ci sono volute 14 ore per eseguire un’operazione davvero straordinaria: il primo trapianto di pene e scroto e parte della parete addominale.

L’intervento è stato eseguito il 26 marzo scorso su un giovane militare che aveva perso i genitali in Afganistan.

In precedenza sono stati praticati altri due trapianti di pene, uno in Sudafrica ne 2014 e un altro su un paziente sessantaquattrenne presso il Massachussettes General Hospital nel 2016.

Il primo dei due pazienti, un ventunenne, ha poi avuto un figlio.

L’operazione svoltasi dai dottori del Johns Hopkins, ha visto la partecipazione di 9 chirurghi plastici e 2 chirurghi urologici che si sono allenati per 5 anni su cadaveri per perfezionare le tecniche.

Si è trattato di un intervento veramente eccezionale dal momento che si è trattato di un’operazione molto complessa ed estesa.

Alla guida del team di specialisti c’era il dottor W. P. Andrew Lee, della John Hopkins che ha dichiarato: “speriamo che questo trapianto serva a restaurare le normali vie urinarie e le funzioni sessuali”.

I medici si aspettano che le funzioni urinatorie riprendano a breve, cioè entro pochi mesi, mentre per quanto riguarda le capacità sessuali ci vorrà più tempo.

Il reduce ha anche ricevuto un’infusione di midollo spinale del donatore per prevenire un possibile rigetto.

“Si tratta di una ferita veramente difficile da sostenere, non una facile da accettare, quando mi sono svegliato mi sono sentito finalmente più normale, con un certo livello di confidenza. Come se fossi finalmente ok” ha dichiarato l’ex soldato, il cui nome resta anonimo.

Mentre è facile poter ricostruire il pene usando il tessuto dalle altre parti del corpo, una protesi sarebbe assolutamente necessaria per raggiungere un’erezione e questo comporta un rischio maggiore di infezioni. Inoltre, a causa di altre ferite, spesso i soldati non hanno abbastanza tessuto da altre parti del corpo per lavorare.

Come si evince dal filmato, l’intervento ha visto un trapianto di pelle, muscoli, tendini, nervi, ossa, vasi sanguigni.

L’operazione sembra aver avuto successo, il paziente sta bene e dovrebbe tornare a casa in settimana.

Unimamme, cosa ne pensate di questa straordinaria operazione che sposta un po’ più in là l’asticella delle conquiste della medicina?

Noi vi lasciamo con la storia di un bimbo nato dall’utero della nonna.

 

 

 

 

Maria Sole Bosaia

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