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Bambini

Le urla dei bebè anticipano quella che sarà la loro voce

Published by
valeria bellagamba

Le urla dei bebè anticipano quella che sarà la loro voce. Lo rivela uno studio scientifico.

Uno studio francese sulla voce dei bambini ci dice che il tono delle urla dei bebè all’età di quattro mesi anticipa quello che sarà il tono della loro voce da adulti. Un ricerca che ci presenta risultati interessanti, sebbene ancora da approfondire.

Le urla dei bebè anticipano quella che sarà la loro voce

Care unimamme sarete ben abituate alle urla e ai pianti dei vostri bambini fin dai tempi in cui erano piccolissimi e vi tenevano sveglie durante la notte. Ogni mamma riconosce all’istante il pianto del proprio bambino. Sapevate che il tono delle urla del bebè può predire quella che sarà la sua voce da grande? Lo ha scoperto uno studio francese, condotto da ricercatori dell’Università di Lione, con la collaborazione di due studiosi dell’Università del Sussex.

I ricercatori hanno scoperto che già all’età di 4 mesi, quando i bambini ancora non parlano, il tono delle loro urla anticipa quello della loro voce quando saranno più grandi. Pertanto, mamme, allungate le orecchie, se volete conoscere in anticipo quale sarà la voce in futuro del vostro bambino.

Già studi precedenti avevano stabilito che il tono della voce di una persona rimane sostanzialmente lo stesso durante l’età adulta e che il suono della nostra voce da adulti potrebbe essere determinato già prima della pubertà. Secondo uno studio recente il tono della voce di un bambino a 7 anni può sostanzialmente prevedere il suo tono da adulto.

Secondo i ricercatori dello studio francese le differenze di tono nella voce umana emergono molto presto, addirittura in bambini che non hanno ancora imparato a parlare.

Lo studio francese, pubblicato sulla rivista Biology Letters della Royal Society, indica che il tono delle urla del bebè a 4 mesi di età è in grado di predire il tono della voce del bambino a 5 anni. I ricercatori hanno spiegato che le differenze identificabili nei gemiti dei bambini possono spiegare il 41% delle differenze nel tono della voce che compaiono a 5 anni.

Tenendo conto anche di altri studi, i ricercatori hanno detto che i loro risultati suggeriscono una scoperta sorprendente, ovvero che una parte sostanziale della differenza nel tono della nostra voce da adulti si può far risalire al tempo trascorso in utero. Infatti, hanno aggiunto, questo spiegherebbe il motivo per cui ci sono delle differenze nelle urla dei bambini già subito dopo la nascita.

Nell’utero possono esserci molte cose hanno un impatto nella vita futura di un individuo e possono cambiarla, non solo da bambino, ma anche da adulto. Ha spiegato il professor Nicolas Mathevon, studioso del comportamento animale all’Università di Lione, uno degli autori dello studio francese.

Lo studio è stato condotto da cinque ricercatori bioacustici che hanno registrato le voci di 15 bambini francesi, sei femmine e otto maschi, dai 4 ai 5 anni. In entrambi i casi, i ricercatori hanno registrato quelle che hanno chiamato “lievi urla di disagio“, ottenute quando gli stessi bambini avevano dai 2 ai 5 mesi di vita.

Alcune precedenti ricerche hanno dimostrato che nonostante le voci degli individui adulti siano basate in mondo significativo sul sesso, non ci sono differenze di carattere sessuale nel tono delle urla dei bambini o in quello della parlata dei bambini prima della pubertà

Il nuovo studio ha rafforzato queste scoperte e a sua volta ha trovato che il tono delle urla dei bambini di quatto mesi era “un predittore sostanziale e significativo del tono della loro parlata” all’età di cinque anni.

Risultati molto interessanti, sui quali tuttavia sono prudenti gli stessi studiosi per via della ristrettezza del campione di bambini esaminato e che non può ancora ritenersi sufficientemente rappresentativo della popolazione seppure emblematico.

Per confermare queste scoperte, dunque saranno necessari ulteriori studi su campioni più vasti. Una circostanza che non è facile quando si hanno bambini piccoli, difficili da seguire. Infatti, i ricercatori hanno ammesso che il gruppo iniziale di bambini studiati era più ampio, ma diversi si sono persi per strada. Inoltre, i bambini esaminati erano tutti francesi, quindi appartenenti ad un gruppo culturale omogeneo. Mentre sarebbe preferibile avere bambini provenienti da differenti contesti.

In ogni caso, uno studio molto interessante e affascinante.

Che ne pensate unimamme?

Vi ricordiamo il nostro articolo: Le prime parole nei bambini aiutano lo sviluppo dell’apprendimento

valeria bellagamba

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