In occasione del convegno “Emergenza cancro – fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti”, organizzato dalla Sima (Società italiana di medicina ambientale), insieme a Confassociazioni ambiente, è emersa con forza la relazione tra inquinamento e cancro, un problema di cui la comunità scientifica è a conoscenza da tempo e che interessa in modo preoccupante l’Italia.
Nel 2016 il Ministero della Salute aveva condiviso una mappa delle zone più contaminate d’Italia, associandole al rischio di sviluppo di malattie oncologiche quali
I nefasti effetti dell’inquinamento colpiscono i più indifesi: i bambini.
Secondo uno studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) condotto in 62 paesi, pubblicato su Lancet Oncology, la maggiore incidenza di tumori si è registrata
nei seguenti paesi del Sud Europa:
Anche l’ultimo rapporto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) dell’Istituto Superiore di Sanità, che copre il periodo 2006-2013, ha segnalato un’emergenza cancro tra i giovani di età compresa tra 0 e 24 anni:
Le soluzioni?
Bisogna agire subito e su diversi fronti. Innanzitutto capendo che i tumori infantili non sono così rari come si pensa.
“Generalmente si pensa al cancro come a una malattia della terza età e si sostiene che il trend continuo di incremento di tumori nel corso del XX secolo in tutti i Paesi industrializzati possa essere spiegato mediante la teoria dell’accumulo progressivo di lesioni genetiche stocastiche e il miglioramento continuo delle nostre capacità diagnostiche” ha dichiarato Ernesto Burgio dell’European Cancer and Environment Research Institute.
Ricordiamo che 1 su 500-600 nuovi nati avrà il cancro prima di compiere 15 anni.
Il cancro è la prima causa di morte per malattia nei bambini che hanno più di un anno.
Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, sostiene che si può fare qualcosa per prevenire, cambiando la situazione con gesti quotidiani e consapevoli:
In generale possiamo fare attenzione all’ambiente, proteggendolo.
Dal punto di vista scientifico si dovrebbe inoltre investire sul biomonitoraggio, cioè la raccolta e catalogazione dei tessuti umani da mettere a disposizione della comunità scientifica.
“Basterebbe un euro in più per ogni paziente oncologico, per esempio, per conservare campioni biologici prima, durante e dopo la terapia“ ricorda Marialuisa Lavitrano, direttrice del direttore del Nodo Nazionale della Infrastruttura di Ricerca Europea delle Biobanche e delle Risorse BioMolecolari.
In Italia questo procedimento è stato avviato ma non portato avanti in modo sistematico.
Unimamme, voi cosa ne pensate di queste osservazioni sui tumori di cui parla su Repubblica?
Vi lasciamo con i bambini nel passeggino esposti all’inquinamento.
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