Maltrattamento all’infanzia in Italia: è allarme al Sud. L’inchiesta del CESVI.
Il rischio di maltrattamento all’infanzia presenta in Italia un forte divario tra Nord e Sud, con la situazione peggiore nel Mezzogiorno, anche in termini di povertà dei bambini.
Nel nostro Paese ci sono 1 milione e 208 mila minori che vivono in una situazione di povertà assoluta, ancora una volta con la situazione più grave al Meridione. È il quadro allarmante che emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia realizzato da CESVI e giunto alla seconda edizione.
A Palazzo Theodoli Bianchelli della Camera dei Deputati è stato presentato l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia realizzato da Cesvi, organizzazione umanitaria fondata a Bergamo nel 1985 che si occupa della tutela delle popolazioni più vulnerabili, a cominciare dai bambini.
L’Indice è giunto quest’anno alla seconda edizione ed è il risultato dell’aggregazione di 64 indicatori relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio, che individuano aree critiche e best practice nelle diverse regioni italiane. L’indice illustra i punti di forza e di debolezza delle regioni nel proteggere i bambini e propone una chiave di lettura delle principali determinanti sociali, demografiche, economiche e sanitarie.
L’analisi dei dati porta ad una classifica delle regioni italiane, a partire da quelle che presentano minori rischi di maltrattamento per l’infanzia e un sistema di politiche e di servizi territoriali adeguato a prevenire e contrastare il problema, per concludere con quelle che presentano maggiori criticità e rischi.
In merito al rischio di maltrattamento all’infanzia la situazione più difficile è al Sud, con la Campania in ultima posizione, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. Scendono anche Abruzzo e Lazio, mentre migliora il Molise. Al primo posto, come regione più virtuosa, si conferma l’Emilia Romagna, seguita dal Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana.
“L’ombra della povertà“ è il titolo della seconda edizione dell’Indice a sottolineare che la povertà, non solo economica ma anche relazionale ed educativa, sia un fattore di rischio nel maltrattamento all’infanzia, sebbene non l’unica determinante.
La povertà strettamente economica è considerata uno dei fattori predittivi per il maltrattamento infantile, soprattutto per la trascuratezza.
Questa edizione dell’Indice indaga anche la stretta relazione tra maltrattamento infantile e povertà, intesa non solo come povertà materiale, ma anche come povertà emozionale, relazionale ed educativa.
Il maltrattamento sui bambini e sulle bambine è spesso la conseguenza ultima ed estrema di una situazione di disagio, che coinvolge i genitori e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini crescono. Le indagini sui reati contro i minori in Italia dimostrano che i bambini e le bambine sono maltrattati soprattutto nell’ambiente familiare, quello che più di altri dovrebbe garantire loro sicurezza e protezione.
“È stato dimostrato che il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali; tuttavia la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e la trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per rispondere ai bisogni di base dei minori, o un effetto indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori. Inoltre, povertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate: nelle famiglie in cui si fatica ad arrivare a fine mese è difficile, per esempio, riuscire a partecipare ad attività culturali e ricreative“, dichiara Daniele Barbone, amministratore delegato di Cesvi.
La povertà e la scarsità di risorse impedisce alle regioni di organizzare servizi adeguati per l’infanzia, come la cura dei minori, l’educazione e la prevenzione delle situazioni di disagio e il rischio di maltrattamenti. Per questo motivo, purtroppo, le regioni del Sud Italia sono quelle che presentano maggiori criticità.
In Italia, come abbiamo detto, si contano 1 milione e 208 mila i minori che vivono in una situazione di povertà assoluta, siamo al sesto posto tra i Paesi con le peggiori performance in Europa, con il 32,8% di bambini/e a rischio di povertà o esclusione sociale. La situazione peggiore è al Sud, con il 44% della popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale.
Le città che presentano una maggiore vulnerabilità a livello sociale e materiale sono Napoli, Palermo e Catania.
Il quadro finale dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia mostra un’Italia a due velocità: è ancora allarme nel Mezzogiorno, dove il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è carente o di bassa qualità.
Le regioni “virtuose” con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio sono, in ordine:
Tra le regioni “stabili” ci sono Lombardia e Piemonte.
“Investire in prevenzione e contrasto al maltrattamento sui bambini/e deve costituire una scelta politica strutturale di medio-lungo termine, che tenga presente non solo i costi di questo investimento ma anche i ritorni, in termini di benefici e vantaggi sociali ed economici per tutti“, afferma Daniele Barbone.
Che ne pensate unimamme?
Cesvi è un’organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, nata nel 1985. Presente in 20 Paesi, opera in tutto il mondo per supportare le popolazioni più vulnerabili nella promozione dei diritti umani, nel raggiungimento delle loro aspirazioni e per lo sviluppo sostenibile. In Italia è impegnata in progetti per l’accoglienza, la tutela e l’inclusione sociale dei minori stranieri non accompagnati e si impegna attivamente per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di maltrattamento infantile.
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