La procura di Brescia ha aperto un’indagine per la morte della studentessa per meningite. La giovane, morta per meningite, si è sentita male mentre era a lezione.
Era a lezione all’Università alla Facoltà di Scienze Matematiche quando si è sentita male Veronica Cadei, la studentessa morta per meningite a Brescia. Il compagno di studi universitario si è offerto di accompagnarla all’Ospedale “Spedali Civili” alle 15,30 di lunedì 2 Dicembre, ma già mentre era in macchina le è salita la febbre alta, aveva caldo, vomitava ed aveva un dolore persistente al collo. Le hanno fatto vari esami medici ed hanno rassicurato i genitori che era una gastroenterite acuta.
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I genitori l’hanno poi raggiunta e l’hanno trovata che stava male, vomitava e lamentava dolore al collo. Alle 22.00 i genitori l’hanno salutata e lei è rimasta sotto osservazione per la notte. La telefonata arriva nella notte, ed avverte i genitori che c è stato un peggioramento, aveva avuto un rush cutaneo diffuso ed erano state fatte altre analisi. I genitori sono corsi in ospedale dove Veronica, trasportata in Terapia Intensiva, era intubata e “tutta scura”, racconta la mamma. Ai genitori è stato detto che era in atto una forte infezione, subito dopo la figlia ha avuto un attacco cardiaco. Purtroppo poche ore dopo, alle 6 e 45 del 3 dicembre, la studentessa bresciana è morta per meningite scambiata per una gastroenterite acuta nonostante tutti gli esami diagnostici fatti. Secondo quanto riportato la ragazza non era vaccinata.
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Il direttore sanitario dell’ospedale Camillo Rossi si difende: “La paziente aveva sintomi aspecifici, sono stati disposti accertamenti ed è stata trattenuta in osservazione breve intensiva“. L’indagine nei confronti dei medici è considerata una prassi e giovedì verrà eseguita l’autopsia sul corpo della ragazza, alla quale saranno presenti anche i periti della famiglia della giovane.
L’assessore alla regione Lombardia Giulio Gallera ha rassicurato la popolazione su un eventuale contagio :”Non c’è nessun allarme, la meningite non viene trasmessa con un semplice contatto“. Nel frattempo è iniziata la profilassi antimeningite per tutti coloro che sono stati a contatto con la studentessa bresciana.
La mamma racconta al Corriere che la figlia era il “piccolo genio” di casa e conclude l’intervista con la volontà di ottenere giustizia: “vogliamo sapere con chiarezza come sono andate le cose”.
Come biasimarla unimamme, una tragedia per questa famiglia che speriamo possa almeno ottenere presto le risposte che cerca.
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