Influenza: gli italiani ammalati e il rischio di bronchiolite a Roma. La situazione.
In questi giorni di inizio anno ci stiamo avvicinando al picco dei contagi del virus dell’influenza, con l’aumento del numero degli italiani costretti a casa a letto ammalati. Secondo gli ultimi dati del rapporto Influnet, che vi abbiamo già riportato e riferiti alla prima settimana dell’anno, le persone che durante questa stagione sono state colpite dall’influenza sono arrivate a quasi 2 milioni, per la precisione circa 1.877.000 casi dall’inizio della sorveglianza, il 14 ottobre scorso.
L’influenza si manifesta con i sintomi che tutti conosciamo e che abbiamo già sperimentato almeno una volta: febbre, raffreddore con mal di gola e tosse, dolori muscolari e articolari, cefalea e anche brividi. Il virus colpisce tutti, ma sono soprattutto i bambini e gli anziani i più esposti ai rischi di contagio e purtroppo anche a quelli di complicazioni. Per questo motivo, soprattutto agli anziani, è raccomandato il vaccino antinfluenzale, che i più ritardatari possono ancora fare.
Riguardo ai contagi del virus per fasce di età, come risulta da tutti i rapporti Influnet, l’incidenza più alta è quella tra i bambini, in particolare in quelli più piccoli da zero a quattro anni che è più del doppio di quella degli adulti. Tra le complicazioni dell’influenza a cui possono andare incontro i bambini c’è la bronchiolite, un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini sotto i due anni di età e che in questi giorni ha colpito soprattutto i bambini di Roma. Ecco cosa è successo.
Nei bambini più piccoli tra le complicanze dell’influenza c’è la bronchiolite, un’infezione virale che si verifica improvvisamente (acuta) e colpisce i bronchi ed i bronchioli (tratto respiratorio inferiore) dei neonati o, comunque, dei bambini sotto i 2 anni di età, con una più alta diffusione (prevalenza) nei primi 6 mesi di vita. Come si legge sul portale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il maggior numero di nuovi casi di bronchiolite si verifica tra novembre e marzo, in coincidenza con la stagione dell’influenza. Solitamente, la bronchiolite guarisce spontaneamente, ma in alcuni casi può essere necessario il ricovero in ospedale.
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È quello che è accaduto in questi giorni a Roma, dove è scattata l’emergenza bronchiolite, con diversi ricoveri di bambini negli ospedali della capitale. Antonino Reale, responsabile di Pediatria dell’emergenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha riferito all’Adnkronos: “Nei giorni delle feste, e poi ancora in questa settimana, abbiamo registrato un record di accessi in pronto soccorso per questa infezione delle vie respiratorie che colpisce i bimbi e torna a presentarsi nella stagione fredda. Ormai siamo al picco. E se gli accessi per questa patologia sono poco più di 1.000 l’anno qui da noi, il 50% dei piccoli pazienti viene ricoverato“.
“Al momento – ha riferito il primario – nell’ospedale del Gianicolo sono circa 25 i bimbi ricoverati per bronchiolite. Le forme più severe colpiscono in genere i bambini più piccoli di età, e soprattutto quelli più fragili: prematuri, cardiopatici o con problemi immunitari”. Reale ha spiegato che questa patologia “allarma moltissimo i genitori “, ma ha rassicurato che “non sempre occorre andare in pronto soccorso”.
Il problema è che in questa stagione dell’anno i sintomi della bronchiolite possono essere sottovalutati, scambiati con quelli semplici dell’influenza. All’inizio la bronchiolite si presenta con raffreddore e un po’ di tosse, ma dopo circa quattro giorni arrivano i sintomi più preoccupanti, come “espirazione prolungata con sibilo, affanno, dispnea” (respirazione difficoltosa alterata per ritmo o frequenza).
In presenza di questi sintomi, il medico del Bambino Gesù consiglia di far visitare il bambino dal pediatra, che potrà misurare l’ossigenazione con il saturimetro. L’ossigenazione normale è intorno al 97-98%, ma “se scende sotto il 93% il bimbo si affatica e non mangia, allora è opportuno portarlo al pronto soccorso“, raccomanda Reale, che spiega che “la terapia consiste nell’ossigenazione e nella flebo per contrastare la disidratazione”. Nei bambini più grandi si possono usare anche cortisonici e broncodilatatori, che tuttavia, spiega il medico, “funzionano poco”.
L’importante, sottolinea Antonio Reale, è non utilizzare l’antibiotico se non c’è una sovrainfezione batterica. Perché per la bronchiolite è un medicinale perfettamente inutile.
La patologia, infatti, è causata da uno o più virus (contro i quali non devono utilizzarsi mai gli antibiotici). Il più comune è il virus respiratorio sinciziale, seguito dal rinovirus o dall’adenovirus. Spesso possono essere “presenti più patogeni contemporaneamente”.
Infine, se il bambino affetto da bronchiolite non migliora subito non bisogna allarmarsi perché il decorso della malattia è di 14 giorni. Occorre, dunque, tanta pazienza.
Qual è la vostra esperienza con la bronchiolite unimamme? I vostri bambini l’hanno mai presa e se sì, come sono guariti?
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