I costi della chiusura delle scuole durano tutta la vita. Questo è un danno al lavoro dei genitori ma ancora di più all’apprendimento degli studenti.
In tutto il mondo i genitori premono perchè le scuole vengano riaperte. Secondo l’UNESCO più dei tre quarti degli studenti nel mondo non possono tornare a scuola. In Cina e Corea del Sud è da gennaio che non vanno a scuola ed in California e in Portogallo non si tornerà prima di settembre. Questo è un danno al lavoro dei genitori ma ancora di più all’apprendimento degli studenti stessi. I costi della chiusura delle scuole durano tutta la vita infatti.
E’ proprio per questo motivo che nel 2003, alle prese con la SAARS, il governo di Singapore dimezzò le vacanze di giugno per mandare i bambini a scuola. Negli Stati Uniti gli alunni di terza elementare che saltano la scuola per brevi periodi a causa del maltempo ottengono risultati peggiori agli esami di valutazione. Nel 1990 gli studenti belgi francofoni, rimasti senza lezioni per uno sciopero degli insegnanti di 2 mesi, hanno mostrato una preparazione peggiore rispetto ai coetanei.
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Secondo alcuni studi, durante le lunghe vacanze estive i bambini statunitensi perdono tra il 20 e il 50 per cento di quello che hanno imparato durante l’anno. Come spiega Matthias Doepke, dell’università Northwestern negli Stati Uniti, ci rimetteranno soprattutto i più piccoli “Con dei corsi estivi si può recuperare in matematica, ma per il tipo di cose che s’imparano nelle prime fasi del percorso scolastico è molto più difficile fare una cosa del genere”, spiega . Le capacità emotive e sociali, sono indicatori fondamentali per lo sviluppo futuro, dal successo accademico alle condizioni di salute o alla probabilità di finire in prigione. Secondo Matthias Doepke, alla fine dell’estate con la chiusura delle scuole i bambini avranno sostanzialmente saltato un anno di scuola.
Il governo danese che ha compreso questi pericoli ha autorizzato il ritorno a scuola oltre che per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori, anche per i bambini degli asili nido e delle scuole materne.
Per quanto riguarda gli studenti con esami importanti:
Secondo un calcolo “conservativo” dell’istituto di statistica norvegese, la chiusura scolastica comporta una perdita economica di circa 158 milioni di euro al giorno:
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La scuola non si è fermata completamente:
ma le video lezioni hanno dei limiti. Non tutte le famiglie hanno le stesse possibilità. I bambini provenienti da famiglie più povere hanno anche meno probabilità di avere genitori istruiti che li spingono a seguire le lezioni a distanza e che li aiutano con i compiti.
Secondo i dati dell’organizzazione benefica Sutton Trust, nel Regno Unito
Inoltre le famiglie più ricche hanno assunto insegnanti privati a tempo pieno. Becky Francis, dell’organizzazione benefica Education endowment foundation, nel Regno Unito pensa che aumenterà il divario nell’apprendimento tra i ragazzi più poveri ed i più ricchi. In estate non tutti potranno ricorrere a un insegnante privato o a dei genitori istruiti.
Ashley Farris, insegnante di lingua inglese del liceo Kipp di Denver, in Colorado, racconta che alcuni studenti hanno dovuto smettere di studiare per aiutare nel lavoro i genitori o occuparsi dei fratellini.
Le elementari sono fondamentali, oramai lo sappiamo. Aiutano a colmare le carenze dei primi anni sviluppo. Uno studio degli anni sessanta lo aveva messo in luce, il progetto “Perry Preschool” condotto in Michigan. I ricercatori avevano esaminato i figli di famiglie disagiate che non avevano potuto frequentare l’asilo. Lo studio dimostrò che le conseguenze negative duravano tutta la vita.
Per eliminare queste disparità:
Secondo Andreas Schleicher dell’Ocse, i sistemi scolastici in cui i bambini sono abituati a lavorare autonomamente risponderanno meglio. La percentuale media nei paesi dell’Ocse si avvicina al 40 per cento.
In una scuola elementare di Amsterdam, dato che 28 su 190 bambini non avrebbero potuto accedere alle videolezioni, la scuola ha riaperto per 15 di questi.“All’inizio avevamo l’impressione di fare qualcosa di illegale”, racconta la dirigente scolastica Eva Naaijkens. “Ma non potevamo accettare che alcuni alunni abbandonassero gli studi”.
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E voi unimamme cosa ne pensate di questa analisi dell’economist di cui parla l’internazionale?
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